Addio a Giorgio Pianta - Ruoteclassiche
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18/04/2014 | di Redazione Ruoteclassiche
Addio a Giorgio Pianta
Oggi lasciamo il compito di ricordare Giorgio Pianta al nostro collega Emanuele Sanfront, che ha lavorato fianco a fianco con il pilota, collaudatore e team manager milanese. La redazione di Quattroruote si unisce al cordoglio della famiglia.
18/04/2014 | di Redazione Ruoteclassiche

Oggi lasciamo il compito di ricordare Giorgio Pianta al nostro collega Emanuele Sanfront, che ha lavorato fianco a fianco con il pilota, collaudatore e team manager milanese. La redazione di Quattroruote si unisce al cordoglio della famiglia.

Sembrava una mattina come tutte le altre, anzi un po' più spensierata pensando alla Pasqua e invece... invece ti raggiunge la notizia che un caro amico, una persona che ha avuto una grande importanza nella tua vita non c'è più. Questa mattina ci ha lasciato Giorgio Pianta, pilota e collaudatore di Fiat Abarth, Lancia e Alfa Romeo.

Giorgio Pianta, che ha anche assunto numerose cariche nell’ambito dell’automobilismo sportivo, ha iniziato a gareggiare nel 1956. Ha corso in pista e nei rally con vetture di oltre venti marche differenti, in tutte le categorie, comprese le monoposto di formula. Molto preparato, ha seguito con scrupolo e dedizione la messa a punto di auto famose e vincenti come ad esempio la Fiat 131 Abarth con cui la Casa torinese ha conquistato ben tre Campionati del Mondo dei rally.

Ho conosciuto personalmente Giorgio Pianta quando con Roberto Cambiaghi sono entrato a fare parte della squadra ufficiale Fiat Rally. Mi ha preso subito in simpatia nonostante fossi l’ultimo arrivato. Forse perché, giornalista a tempo pieno a Quattroruote, rubavo ore di sonno e consumavo giorni e giorni di ferie pur di correre nei rally. Al giornale, l’editore, il direttore e i colleghi, mi hanno aiutato molto a far coesistere lavoro e corse, ma anche Giorgio ha fatto la sua parte. Mi ha preso per mano; mi ha spiegato, dal primo all’ultimo bullone, come era realizzata la 124 Abarth con cui abbiamo vinto il Campionato Italiano dei rally; mi ha fatto capire come muovermi nei meandri di una squadra ufficiale, comprendere le sue leggi non scritte alle quali bisognava sottostare; mi ha insegnato i significati di fedeltà alla marca, di onestà, di rettitudine verso i compagni di squadra, in corsa, ma anche nella vita; mi ha aiutato a superare momenti difficili sia della vita sia sportivi, come i cocenti ritiri dalle gare per problemi tecnici all’auto, a combattere strenuamente per il risultato finale, insomma, a crederci fino in fondo.

Ho avuto la fortuna, nonché l’onore di seguire con Giorgio e insieme a tutta la squadra di Fiat Rally, lo sviluppo della 131 Abarth, un’auto che dalla serie è diventata l’arma vincente della Casa torinese. Un’esperienza indimenticabile e densa di soddisfazioni. Abitavo in via Sardegna a Milano, guarda caso proprio di fronte all’abitazione di Giorgio. Alla sera, quando tornavo a casa dal giornale, ero solito osservare le auto parcheggiate davanti al portone di casa sua. Sì perché alle volte capitava che fossero parcheggiati dei modelli strani. Auto di serie, ma con strani profili aerodinamici, nastro adesivo nero sulla carrozzeria per camuffare parti di carrozzeria. Molto spesso, incuriosito, gli citofonavo e lui mi diceva di che auto si trattava.

Una sera butto un occhio e vedo una Fiat 131 berlina bianca, un po’ più gonfia dalle altre. Mi avvicino e noto un accenno di codolini ai passaruota, cerchi ruota di maggiori dimensioni, assetto ribassato. Sul cofano motore poi, un rigonfiamento centrale simile a quelli delle 131 nelle versioni diesel, ma più ampio. Citofono. Giorgio mi dice che si tratta di un prototipo di una futura auto da pista molto importante per l’Abarth. Non aggiunge altro. Qualche mese dopo vengo a sapere che quella che ho visto parcheggiata sotto casa sua in Via Sardegna era la 131 prototipo che servì come base per sviluppare la 031. L’auto che vinse con Pianta-Scabini il Giro Automobilistico d’Italia 1975.

Oggi non abito più in via Sardegna. Oggi Giorgio non c’è più. Sono vicino alla moglie Lodovica, al figlio Alberto, ai famigliari tutti e a chi gli ha voluto bene. Ciao Giorgio, con immutato affetto.

Emanuele Sanfront

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