Il comandamento di Henry Royce “tenta di raggiungere la perfezione in tutto ciò che fai, prendi il meglio che esiste e miglioralo” è uno degli aforismi più famosi nel mondo automotive ma, se rispettato completamente, significava passare molto tempo a rincorrere la concorrenza, in un settore come quello delle auto di lusso che già allora era in rapida evoluzione.
Nata con poco ottimismo
Il capo del reparto collaudi e sperimentazioni della Rolls-Royce, Lord Ernest Hives, nel 1922 gli scrisse: “Ci aspettiamo di essere battuti in termini di velocità e marcia in salita, quando ci confronteremo con auto con motori più grandi”. Anche i più ricchi non amavano essere superati da auto più economiche. E se un tempo le uniche vere concorrenti della 40/50hp “Ghost” furono le Napier e le Daimler, adesso Hispano-Suiza e Isotta-Fraschini Tipo 8 si facevano avanti minacciose, e W.O. Bentley stava per beneficiare di un’iniezione di liquidità dall’imprenditore Woolf Barnato…
Per il rotto della cuffia
I tempi e i valori stavano cambiando, la reputazione svaniva dalla sera alla mattina, e nonostante la determinazione di Henry Royce di produrre quelle che riteneva ancora le migliori auto sul mercato, le Silver Ghost, il consiglio di amministrazione accettò finalmente l’inevitabile e commissionò la nuova auto, dato anche il calo di vendite. Esclusi i nuovi freni anteriori e il fissaggio dello sterzo, la vera grande novità della New Phantom era il motore a corsa lunga ad aste e bilancieri che sussurrava sotto al cofano, 7668 cm3 (rigorosamente a 6 cilindri biblocco), finalmente a valvole in testa, progettato in gran segreto da A.G. Elliot (che aveva scartato un potenziale V12) e identificato per uso militare su un autoblindo (Eastern Armoured Car, EAC). Raffinata come sempre, ma finalmente anche più avanzata. La più piccola Twenty non poteva farcela da sola: nel 1926, appena un anno dopo l’introduzione della Phantom, il primo sciopero generale colpì la Gran Bretagna e in azienda si spense Claude Johnson di polmonite, il cui senso commerciale, le capacità organizzative e lo stile di gestione umano furono determinanti (lui era il trattino in Rolls-Royce…). Con Rolls già morto e Royce infermo e residente in Francia, Johnson mancò moltissimo.
Una vera legacy
La libertà dei carrozzieri si stava facendo via via più creativa e intraprendente, rendendo pressoché infinite le possibilità di forma e personalizzazione della Phantom, la quale importanza formale crebbe ancora negli anni 30, rimanendo sempre progettata in modo superbo. Divenne LA limousine per antonomasia, sempre fedele a sé stessa dopo la seconda guerra mondiale, quando il grosso delle vendite per la Casa venne regolarmente rappresentato da altri modelli, accomunati dal prefisso Silver (Dawn, Wraith, Cloud, Shadow ecc…). La grande auto istituzionale by Rolls-Royce per eccellenza che, lungo 8 serie successive, ancora oggi sopravvive e prospera, dopo 100 anni.