La scomparsa di Giorgio Nada genera un dispiacere profondissimo. Credo di poter parlare a nome di chiunque ami il motorsport, perché dobbiamo a lui una lunga avventura editoriale che ci ha permesso di scovare, leggere e pubblicare una quantità enorme di libri, ciò che permette di conoscere e di alimentare una passione profonda.
Giorgio Nada è stato il signore dell’editoria automobilistica. Un riferimento, un compagno di viaggio, un consigliere, una istituzione. Sempre pronto a proporre una idea, a tenerci vicini, a coinvolgerci in un progetto, a segnalarci un testo, un opuscolo, una curiosità in arrivo soprattutto dal mondo anglosassone, la vera patria dell’editoria dedicata al motorismo. Era elegante, era furbo, era dinamico, era un simpatico, ben consapevole della goliardia che lega noi vecchi giornalisti da corsa. Fu, tra l’altro l’editore del mio primo libro, “Una curva cieca”, dedicato ad Achille Varzi, con Gianni Cancellieri nel ruolo di tutor e ispiratore. Vincemmo subito il premio Bancarella Sport e fu il modo, indiretto di ricambiare la sua disponibilità verso un autore all’esordio.
Un punto di riferimento. Non solo: la Liberia dell’Automobile di corso Venezia a Milano che ha condotto con l’aiuto dei figli, ha rappresentato i compendio più azzeccato all’attività editoriale. Un luogo antico, uno scrigno magico che rappresentò, non solo per me, una specie di istigazione a curiosare, a imparare, a trattare l’attualità attraverso la storia. Il passato, con i suoi eroi, i suoi morti, le grandi innovazione di una avventura che ha costruito il mito più forte del Novecento, come fonte di conoscenza, di ispirazione di appartenenza. Molta gratitudine, ecco. Anche adesso, mentre i sentimenti dominanti sono altri: dolore, malinconia. Preferisco pensare sia assente per un po’, che sia andato a giocare a golf, in attesa di una telefonata, di una cena animata e conviviale per ritrovarlo e buttar giù qualche sogno, qualche idea, qualche cosa che ci tenga vicini chissà per quanto ancora. Intanto, semplicemente, grazie Giorgio.
Testo di Giorgio Terruzzi