Fatte le debite proporzioni, quello che succede all’Alfa Romeo a metà degli anni 90 ricorda l’operazione “nuova Elan” della Lotus. Per rilanciare il marchio del Biscione in un ambito strategico come quello delle sportive, con la Spider si opta per una soluzione dal design avveniristico, sicuramente piacevole, soprattutto nel frontale (mentre è meno riuscita la coda), rinnegando, però, la tradizione meccanica della trazione posteriore.
Ingrato compito. Niente operazione nostalgia, quindi, per la Spider, che ha l’ingrato compito di sostituire la Duetto, ormai trentenne e giunta all’ennesimo restyling: nonostante sia ancora un’auto molto piacevole – è a tutti gli effetti una leggenda vivente per gli Alfisti -, se si va a guardare sotto la carrozzeria la due posti è decisamente invecchiata, ma con la trazione posteriore e l’impostazione classica, risulta difficile non provare un po’ di nostalgia per la sua uscita di scena (di fatto, però, la sua seconda vita come auto da collezione è già iniziata).
Lancio inizio 1995. Viene presentata per la prima volta al Salone di Parigi del 1994, per poi essere commercializzata, insieme alla gemella di progetto GTV (codice 916), a partire dalla primavera successiva, inizialmente con due scelte di motori: il quattro cilindri 2.0 Twin Spark da 150 CV e il V6 “Busso” 3.0 12 valvole da 192 CV, che sarà disponibile per qualche anno, con pochi esemplari venduti, ovviamente ora molto ricercati.
Il peso c’è. Nonostante la massa consistente, 1.420 kg, la Spider 3.0 V6 passa da 0 a 100 in 7,3 secondi e tocca i 225 km/h di velocità massima; anche la Twin Spark si difende, con 8,4 secondi e 210 km/h. Se i numeri sono da sportive, anche il comportamento su strada – nonostante il telaio sia una derivazione di quello della Fiat Tipo – è comunque soddisfacente, facendo ricredere più d’un detrattore. Molto del merito va alla scelta di dotare le due Alfa di sospensioni posteriori multilink, prerogativa esclusiva del modello ed utilizzate per la prima volta su una vettura italiana di serie.
Arriva il V6. Nel 1998 viene introdotta la versione 2.0 V6 turbo da 200 CV, e una variante d’attacco equipaggiata con l’1.8 Twin Spark da 144 cavalli, mentre la 2.0 “TS” guadagna 5 cavalli (in totale, sono 155). Dal punto di vista estetico, la cornice dello scudetto diventa cromata e il paraurti anteriore adotta prese d’aria maggiorate e fendinebbia allungati. Non mancano nuovi disegni per i cerchi in lega mentre sono più numerose le modifiche all’interno: tra le varie cose, nuove bocchette d’aerazione e volante a tre razze.
Ultimo step nel 2003.Il 3.0 V6 a 24 valvole, prima solo sulla GTV, arriva anche sulla Spider nel 2000, quando la produzione delle due sportive viene spostata alla Pininfarina, rendendole così le ultime Alfa Romeo assemblate nello storico stabilimento di Arese. Una nuova serie vede la luce nel 2003, anche per armonizzare il frontale con il resto della gamma – operazione non particolarmente felice -, mentre l’offerta dei motori viene rinnovata con il 2.0 JTS da 165 cavalli e il V6 portato a 3.2 e 240 cavalli. Un vero canto del cigno, perché nel 2005 verrà interrotta la produzione (e la vendita a inizio 2006).