Il 14 aprile, è stato presentato al Politecnico di Milano, il progetto 1000 Miglia Autonomous Drive, “1000-MAD”, l’iniziativa dell’Ateneo è avallata dal Most, il Centro Nazionale della Mobilità Sostenibile. Il programma è far partecipare una Maserati MC20 Cielo, la versione aperta, dotata di dispositivi per la guida autonoma ad alcuni tratti della 1000 Miglia 2023, una sorta di sperimentazione in vista dell’obiettivo finale: la gara completa nel 2024. Uno dei piloti sarà Matteo Marzotto, nipote di Giannino che vinse le edizioni del 1950 e del 1953, settant’anni fa, su Ferrari 195 S prima e Ferrari 340 MM poi.
Tradizione… innovatrice. Quale teatro migliore per l’esibizione di una nuova tecnologia della 1000 Miglia? Come ha tenuto a precisare Beatrice Saottini, presidente di 1000 Miglia srl, infatti, il progresso è vocazione della Freccia Rossa, dal 1927. Contributi alla sicurezza stradale come il tergicristallo, la pavimentazione stradale e l’illuminazione pubblica, hanno trovato la loro prima applicazione durante una edizione della gara, e, se con la 1000 Miglia si è in parte ricostruita l’Italia del dopoguerra, si potrà anche introdurre la rivoluzione della guida autonoma.
L’auto in gara. Il prototipo su cui è stata condotta la sperimentazione è una Maserati MC20 Coupé (messa a disposizione da Maserati) variopinta dotata di sensori, giroscopi, piattaforme inerziali, supporti satellitari, computer e una intelligenza artificiale, tutto quello che è necessario per renderla a guida autonoma. Gli accessori, ora esterni, la fanno sembrare la versione sportiva dell’auto degli acchiappafantasmi. L’auto della gara sarà invece una versione scoperta della berlinetta e con i dispositivi più integrati nella carrozzeria. È in fase di completamento la richiesta di autorizzazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (in particolare, gli attraversamenti delle città di Bergamo, Brescia, Milano, Ferrara, Modena e Parma): in quei tratti la vettura guiderà in totale autonomia, secondo il Codice della strada.
Legami tecnologici. Ma in che modo la guida autonoma ha un impatto sulla mobilità sostenibile? Se n’è discusso al Politecnico. E per capirlo dobbiamo fare un passo indietro, all’auto elettrica. Le auto a batterie ci aiuteranno, nel lungo periodo, ad aumentare la decarbonizzazione, prima spostando le emissioni dagli scarichi delle vetture alle ciminiere delle centrali elettriche, e poi concentrando sempre più l’approvvigionamento energetico all’interno delle fonti rinnovabili e pulite. Tuttavia, sussiste un problema in quanto, questo tipo di autovettura, è inefficiente se usata con percorrenze medie intorno ai 10.000 km annui come accade nella media delle auto private. Corrispondono infatti livelli di efficienza più elevata a chilometraggi annui molto più sostanziosi. Ne consegue che il passo ulteriore deve essere quello a una mobilità “di servizio”, quindi di auto in condivisione e di uso di massa. Per far ciò è necessaria una “tecnologia abilitante” che può essere individuata nella guida autonoma.
Dall’elettrico all’autonomia. Come dice Sergio Savaresi, responsabile del progetto “1000-MAD”: “L’auto elettrica è poco adatta al modello tradizionale di auto privata, perché tende a essere usata troppo poco. Quindi, se il primo passo è l’elettrificazione, quello successivo è il passaggio al modello di una mobilità a servizio, che richiede però una tecnologia abilitante per diventare veramente di massa, e questa altro non è che l’auto a guida autonoma”.