La Seat festeggia al meglio il trentacinquesimo compleanno dell’Ibiza, con un proprio stand ad Auto e Moto d’Epoca 2019
Hola. Così, semplice, informale. Simpatico. Basta una scritta al neon di quattro lettere per sentirsi a casa. Anche se da casa sei lontano, nel padiglione 4 di Auto Moto d’Epoca a Padova Fiere ci si sente fra amici. Hola, ciao! È qui che la Seat Ibiza saluta i lettori di Ruoteclassiche e gli appassionati di youngtimer in quella che è che la vera destinazione del viaggio che abbiamo vissuto da Barcellona all’Italia, al volante della Ibiza numero 007. Hola, que tal? Come stai Isidre? Elegante nel suo abito blu, Isidre Lopez Badenas sorride come lo abbiamo visto per quasi tutto il tempo in cui ci ha seguiti, perché dopo 35 anni il motore System Porsche gira ancora che è una meraviglia, ma non si sa mai. Insieme a lui l’inseparabile tecnico Giusepp Capsada, una presenza discreta e rassicurante durante i mille chilometri di guida dalla Zona Franca, il capannone dov’è allestita la Collecciòn de Coches Històricos di Seat, alla redazione di Ruoteclassiche. Chissà quando diventerà un vero museo, questo mosaico di forme, colori pastello e allegria messo insieme con pazienza e determinazione da Lopez Badenas prima nelle ore libere dopo il lavoro, poi con i galloni del responsabile ufficiale.
Il debutto a Padova. Hola Seat, è la prima volta che ti vediamo qui a Padova. Ha fatto bene a venirci. È un marchio giovane nella sua vita 2.0, ma già con tante storie da raccontare. A pochi metri dalla “nostra” GLX grigio metallizzata (basta guardarla e viene già voglia di puntare verso Barcellona con la scusa di riportarla a casa) c’è anche la sua versione pepata, la SXI. Il primo modello a iniezione, rossa come una muleta da torero, con il suo spoilerino nero sul portellone e la doppia striscia in tinta sulle fasce, che negli anni 80 faceva così racing… È storia anche l’altra Ibiza (stavolta seconda serie, 1993-2002) che le sta accanto. Anche lei porta meravigliosamente i suoi anni. Storia importante, con la C maiuscola: sì, perché è la prima a mostrare con orgoglio la scritta Cupra, acronimo di Cup Racing. Due litri, 150 cavalli, leggera. Più morbida, ma prova a prenderla: non ci riusciva nessuno fra il 1996 e il ‘98 quando vinse tre Campionati del mondo consecutivi nella sua classe. Allora non sapeva nemmeno che Cupra sarebbe diventato un marchio a sé, con i suoi modelli nativi come il SUV Ateca.
L’evoluzione del brand. Qui tocca al Brand Director Piero Vianello prendere il microfono e raccontare come saranno le Seat di domani. Non c’è presente senza una storia solida e interessante alle spalle, non c’è futuro senza la capacità di guardarsi indietro, intorno, poi avanti. A Padova, Seat ha portato la concept Tavascan, una prima assoluta dopo la prima apparizione al Salone di Francoforte. Sembra uscita da una graphic novel che ai tempi della Ibiza GLX sarebbe stata definita “de ficciòn”, fantascientifica. Sull’altra passerella, la El-Born turba, stupisce, blocca lo sguardo degli appassionati di auto classiche. È il prototipo anche anticipa il futuro elettrico del marchio. Futuro prossimo, praticamente domani, visto che è un’anticipazione molto fedele del livello definitivo. Un’auto elettrica qui, in quella che da 36 edizioni è la tana di una razza di automobilisti che ama percorrere strade consolidate… suona come un’eresia. Ma chi poteva pronunciarla se non un brand sbarazzino come Seat, che ha l’età media della clientela più bassa in assoluto? La Leon è la più amata dei millennials, quelli che un giorno guarderanno alle classiche con curiosità e inconsapevole nostalgia. Probabilmente Seat sarà ancora ad accoglierli come fa oggi a Padova, con quattro lettere luminose: hola.