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Icone berline e SW, seconda parte

Allegato al numero di aprile di Ruoteclassiche, in edicola dal 6 del mese, potete acquistare il terzo volume della collana Icone, dedicato ancora una volta, per la varietà e ricchezza del segmento di mercato, alle berline e alle station wagon. Ogni fascicolo ha 146 pagine in cui vi raccontiamo la nascita, l’importanza per il mercato italiano e i particolari meno noti dei vari modelli.  Di ciascuno ripercorriamo la storia e l’evoluzione, illustriamo la tecnica, raccontiamo le curiosità e gli aneddoti meno conosciuti, oltre a riportare quanto scritto e rilevato da Quattroruote, o Ruoteclassiche, nelle prove pubblicate al tempo.

Fascino inglese. Alzi la mano chi trova brutte le Jaguar MK2 e XJ6. Nessuno? E ci mancherebbe, si tratta di due capolavori di eleganza e raffinatezza che, per chi se le poteva permettere, univano una classe indiscutibile a prestazioni di tutto rispetto. Tanto che la MK2 veniva impiegata, dai clienti più sportivi, anche in gara; la XJ, invece, per gli incontentabili era disponibile pure come XJ12, dotata di un 12 cilindri a V di 5.3 litri che poteva erogare 253 CV nella prima versione, portati poi a 285.

Classe made in Italy. Lancia, un tempo, significava lusso, raffinatezza e innovazione tecnica. a partire dall’Aurelia, col suo fantastico V6 di 60°, la scocca portante e la disposizione meccanica transaxle. Più tardi Lancia si distinse anche nel campo delle auto più piccole, con la Fulvia a trazione anteriore di soli 1.1 litri, ma con la stessa accuratezza di costruzione. La Delta disegnata da Giugiaro si affermò come media elegante, ma poi diventò sempre più sportiva, fino a conquistare titoli mondiali nei rally con le versioni a trazione integrale. E che dire della Thema, che negli anni 80 riportò la Casa in vetta al segmento delle berline premium e si permise persino un motore a 8 cilindri Ferrari?

Concretezza teutonica. La robustezza e la qualità costruttiva delle Mercedes serie W123 è indiscutibile, e pazienza se ciò comporta prestazioni modeste per le versioni di accesso alla gamma. La 190 del 1982 apre alla Mercedes le porte di un settore inesplorato fino allora, quello delle berline compatte. Che però, con la 2.3-16 prima e la 2.5-16 in seguito, sapranno essere anche molto aggressive. La serie W124, affidabilissima e sicura, spazia da motori a 4 fino a 8 cilindri e da 72 a 326 CV. Possibile che fra queste non ci sia la vostra?

Indistruttibile. Come altro definire la Peugeot 504, che dopo una lunga carriera europea si è affermata come regina del deserto perché in grado di digerire le piste sabbiose o rocciose senza mai lasciare a piedi i passeggeri? E poi, ricordate che la linea è di Pininfarina. Prodotta in Europa dal 1968 al 1983, continuerà ancora a lungo la sua carriera in Sudamerica e in Africa.

Pietre miliari. Tale è senza dubbio la Renault Espace, sette posti che inaugura l’era delle monovolume moderne. Ma anche la Saab 900, con diverse soluzioni di derivazione aeronautica, che rende popolare il turbocompressore. E la Volkswagen Passat, che dopo una tiepida accoglienza, in Italia, della prima serie, fa centro con la seconda, soprattutto nella versione station wagon che diventa modaiola. Per finire, la Volvo serie 200, desiderata soprattutto nella versione SW, dal bagagliaio senza limiti, come pure la robustezza e la sicurezza.

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