Allegato al numero di luglio di Ruoteclassiche, in edicola dal 6 di questo mese, potete acquistare il sesto volume della collana Icone, dedicato alle auto più amate dagli italiani, quelle più veloci ed emozionanti: le supercar. Anche questo fascicolo consta di 146 pagine, nelle quali vi raccontiamo la nascita, l’importanza per il mercato e i particolari meno noti dei vari modelli. Di ciascuno ripercorriamo la storia e l’evoluzione, illustriamo i particolari tecnici, raccontiamo le curiosità e gli aneddoti meno conosciuti, oltre a riportare quanto scritto e rilevato da Quattroruote nelle prove pubblicate all’epoca, o da Ruoteclassiche.
Alla bavarese. È la sportività tipica della BMW, la Casa di Monaco che si esprime in modo mirabile attraverso la due porte M3, la prima serie E30 a quattro cilindri, e la seconda E36, equipaggiata invece con il sei in linea di 3.0 e poi di 3.2 litri. Nelle loro numerose varianti, anche cabriolet. Il modello nasce come risposta alla berlina Mercedes-Benz 190 E 2.3-16, rispetto alla quale, comunque, resta più sportiva e alla fine più divertente da guidare. M3 che avrà anche una lunga e prestigiosa carriera racing, nei vari campionati Turismo.
Col figlio nel cuore. Un “esperimento” di gran livello, un nuovo marchio a Maranello, un nome così caro al Drake. La Dino nasce come la piccola Ferrari, che precorre i tempi e adotta un V6 (prima 2.0 litri, poi 2.4) ideato per le corse, in posizione centrale-trasversale. La sua bellezza senza tempo, la linea di Fioravanti per Pininfarina, la sua straordinaria agilità ed efficacia su strada ne fanno un pezzo incredibile (e costoso) da collezione. Che ricorda il figlio di Enzo, aprendo una fase nuova per le sportive, che verrà seguita da molti altri costruttori, anche in seguito.
Clan ristretto. Quella delle Ferrari 250 GT, dalla metà circa degli anni 50 per quasi dieci anni, è una delle famiglie più aristocratiche tra i modelli del Cavallino. Per il blasone, lo stile, la meccanica e le quotazioni raggiunte, oggi. Accomunate dal potente motore V12 di 3.0 litri progettato da Gioachino Colombo, le “250” si fanno strada tra i divi del jet set, come in pista, in una combinazione unica e stupenda fra mondanità e trionfi nelle corse.
Che stile. Con la 308, in versione coupé e “targa”, la Ferrari entra a metà anni 70 nella modernità, andando a furoreggiare nella fascia di “volumi” della nicchia delle supersportive, quella che mette d’accordo la maggior parte dei clienti. Bella, proporzionata di carrozzeria, traccia una strada che proseguirà dopo il suo ciclo di vita (1975-85), con le prestigiose 328 e 288. Con il suo motore V8 di 3.0 litri, centrale-trasversale (ricordate la Dino?) la 308 diventa un must e la più “pericolosa” rivale della Porsche 911. Ma conoscerà anche una stagione molto importante nelle corse, pure – e questo era meno scontato – nei rally.
Doppio turbo. La Ferrari F40 è figlia degli anni 80, dell’era del turbocompressore in F.1. Nata per celebrare i 40 anni dalla nascita della prima vettura di Maranello, è pure l’ultimo modello nato quando re Enzo è ancora in vita. Coupé estrema, dalla guida per pochi, si fa notare per la potenza e brutalità del suo V8 3.0 biturbo da 478 cavalli, che spinge la sportiva fino al limite incredibile – per l’epoca – dei 324 km/h.
Partenza lanciata. C’è un prima e un dopo, nel caso della Lamborghini Miura. Il modello che per il patron Ferruccio diventa il guanto di sfida all'”odiata” Ferrari, riesce a riscrivere i paradigmi della supercar in chiave moderna. Grazie alla sua linea meravigliosa e avveniristica, al suo posto guida focalizzato sul driver e alle sue prestazioni stratosferiche garantite dal V12 centrale-trasversale di 3.9 litri da ben 350 CV. Velocità massima? Trecento all’ora… E una allure incredibile, che la rende moderna anche oggi.
Primo prototipo. Un’auto da corsa che si trasforma, perdendo qualcosina, comunque in una specialissima vettura stradale. Ma è pure vero il contrario. La Lancia Stratos riveste entrambi ruoli. Una forma a cuneo, a opera di Marcello Gandini, che stordisce, una macchina che vincerà tutto nei rally, portando gloria a una formula che vede come grande protagonista il V6 Dino 2.4 centrale-posteriore, all’interno di un corsaiolo telaio tubolare. Un mito che si rafforza, di anno in anno, senza conoscere rallentamenti di sorta.
Penta campione. La Lancia Delta HF Integrale è una delle auto più vincenti di sempre. L’estrema evoluzione della due volumi elegante da famiglia, si porta a casa infatti cinque titoli mondiali nei rally, creando una schiera di fan e collezionisti quasi senza pari al mondo. Un’auto trasversale, resa famosa dalla linea super aggressiva, dal motore 2.0 litri sovralimentato, dalla efficacissima trazione 4×4, che le consente di vantare il miglior grip nelle prove speciali più impegnative, come nelle situazioni più difficili su strada. Un fenomeno che non ha eguali tra i collezionisti dell’intero pianeta.
Inimitabile 911. La Porsche lo sa, ha inventato una formula impareggiabile, partendo dall’evoluzione della più piccola 356 (di cui parliamo, a sua volta, in questo allegato). Il progetto di Ferry Porsche, lo stile da opera d’arte del figlio “Butzi”, e una meccanica raffinata, grazie anche al boxer sei cilindri posizionato a sbalzo in coda: la 911 è una delle sportive più longeve e di successo di sempre. Noi ci occupiamo delle due, grandi generazioni, che vanno dal 1963, anno d’esordio della sportiva di Stoccarda, al 1991, caratterizzate sempre dal raffreddamento ad aria. Un format che, evoluto, modificato e ingrandito nella taglia, è arrivato di slancio fino a oggi.