Allegato al numero di maggio di Ruoteclassiche, in edicola dall’8 del mese, potete acquistare il quarto volume della collana Icone, dedicato alle auto che hanno popolato i sogni di generazioni di appassionati, le coupé. Ogni fascicolo ha 146 pagine in cui vi raccontiamo la nascita, l’importanza per il mercato italiano e i particolari meno noti dei vari modelli. Di ciascuno ripercorriamo la storia e l’evoluzione, illustriamo la tecnica, raccontiamo le curiosità e gli aneddoti meno conosciuti, oltre a riportare quanto scritto e rilevato da Quattroruote, o Ruoteclassiche, nelle prove pubblicate al tempo.
Cuore sportivo. Le automobili prodotte dall’Alfa Romeo hanno sempre avuto un’anima sportiva e fra queste sicuramente un posto di rilievo lo occupa la Giulia Sprint GT, disegnata da un giovane Giorgio Giugiaro, con tutte le sue derivate fino all’imbattibile GTA che dominava sui circuiti di tutto il mondo. Da 1.300 a 2.000 di cilindrata, è rimasta in produzione dal 1963 fino al 1976. L’Alfetta GT e GTV, nata nel 1974 e costruita fino al 1986, era la coupé designata a sostituire proprio la Giulia GT, consentendo di trasportare più comodamente quattro persone, ma senza perdere di vista le prestazioni. Nata con il 1.800 a quattro cilindri, ha avuto anche versioni con il V6 “Busso”, le GTV6, e sovralimentate, ossia la Turbodelta.
Enfant terrible. L’Alpine A110, protagonista della copertina di Icone 4, ha avuto una carriera molto lunga, iniziata nel 1962 con le piccole 950 e terminata nel 1977 con le 1.600. La linea dell’Alpine, fondamentalmente, è rimasta sempre la stessa, pur se via via ammodernata. Era praticamente un’auto da corsa vestita da coupé e lo dimostrerà nel 1973, vincendo il campionato mondiale Rally. Il disegno di base si deve alla matita del poliedrico Giovanni Michelotti. L’Audi TT, invece, nasce nel 1998 con forme rétro e meccanica dei modelli di grande serie, ma convince nel comportamento su strada anche grazie alla presenza, unica nel suo settore di mercato, della trazione integrale Quattro.
Coupé in grande stile. Nasce nel 1976 la BMW Serie 6, inizialmente con motori a sei cilindri in linea di 3 e 3.3 litri, poi mutati in 2.8 e 3.5 litri. La top di gamma M635 CSI del 1983 arriva ad erogare 286 CV ed è una vera sportiva in grado di portare quattro passeggeri a oltre 250 km/h. Una potenza, al tempo, ben superiore a quella della Porsche 911 3.2 e anche a quella della Ferrari 328 GTB. Quattroruote fa provare una 635 CSI anche a Carlos Reutemann e il pilota di Formula 1 si dice impressionato dal connubio di prestazioni elevate e grande confort.
Ce n’era per tutti i gusti. Tra gli anni 60 e 70 l’offerta di coupé da parte della Fiat era quanto mai variegata: si spaziava dalle piccole 850 Coupé alle 124 Sport Coupé, per arrivare alle prestigiose Dino e senza dimenticare le precedenti 2300 e 2300 S. Seguirono poi le 128 Sport Coupé e le lussuose 130, per arrivare, nel 1993, alla Coupé tout court, quella disegnata da Chris Bangle in maniera assolutamente personale e fuori dagli schemi. Aspirata e turbo, a quattro o a cinque cilindri, è sempre più ricercata dagli appassionati.
Sportive in abito da sera. Come definire altrimenti auto eleganti come le Lancia Aurelia B20, raffinatissime anche a livello meccanico, con il loro V6 e la trasmissione transaxle, e in grado di fare ottima figura davanti alla scala di Milano come in gara? Oppure le Fulvia Coupé, che strizzavano l’occhio al pubblico delle signore bene, ma facevano sognare anche giovani e sportivi, grazie agli innumerevoli rally vinti? La Beta Coupé ne raccolse il testimone, ottenendo a sua volta un buon successo dal 1973 al 1984, con cilindrate da 1.300 a 2.000, anche con compressore volumetrico. Per finire, la Gamma Coupé, disegnata da Aldo Brovarone per Pininfarina e definita una delle cinque più belle auto mai uscite dalla celebre carrozzeria.
Gioco d’azzardo. Fu senza dubbio quello che fece Alejandro De Tomaso per risollevare le sorti del marchio del Tridente che aveva rilevato. La Maserati Biturbo, bella, elegante, lussuosa, potentissima pur con un motore di soli due litri grazie alla doppia sovralimentazione, debuttò quando avrebbe avuto ancora bisogno di qualche affinamento, così all’inizio si guadagnò una fama non proprio eccelsa riguardo all’affidabilità. Ma, se ancora oggi la Maserati esiste, lo dobbiamo sicuramente anche alla piccola Biturbo, che rese il marchio alla portata, se non di tutti, di un pubblico sufficientemente vasto per garantirne la sopravvivenza.
Stile senza tempo. Bruno Sacco creò, con la Mercedes SEC “C126” una vera icona di stile. Le dimensioni sono importanti, come la cubatura dei motori, tutti a 8 cilindri, ma ben dissimulate dalle forme filanti e sobrie e dalla fiancata priva del montante centrale. Con cilindrate comprese fra 3.8 e 5.6 litri, la SEC aveva un abitacolo spazioso per quattro e dotato degli innovativi bracci porgi cintura di sicurezza. Garantiva prestazioni elevate, ma soprattutto viaggi nel confort più assoluto.