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Alto Adriatico Motori d’Epoca 2025, buona la terza

La terza edizione di Alto Adriatico Motori d’Epoca, la manifestazione di classiche di oggi e di domani ospitata dalla Fiera di Pordenone dal 25 al 27 aprile, conferma che la formula “mix and match” funziona (per chi non c’è mai stato, oltre alle esposizioni motoristiche i padiglioni ospitavano tecnologia, fotografia e militaria), nonostante i ponti carpiati che hanno incentivato diaspore vacanziere.

Piazza coperta

Il padiglione 5, trasformato in punto di aggregazione principale, meglio, in vera e propria piazza coperta, ha visto il susseguirsi di una serie di interventi organizzati dalla PortobelloCar. Occasioni di incontro per appassionati e cultori del motorismo classico in tutte le sue sfaccettature, dal mondo dei rally a quello dei mezzi pesanti, passando per il restauro di motocarri. Sempre qui c’erano anche gli stand di ACI Storico (con la Fiat 500 e la sua bella targa nera PN 0001), ASI (con un ventaglio di splendide scoperte selezionate da Ruote del Passato, dalla Bianchina alla Dino) e l’area dedicata alle Alfa Romeo 75 (con il doveroso tributo alla progenitrice: l’Alfetta. Mozzafiato quella dei Carabinieri con una patina da museo e, soprattutto, il parabrezza sforacchiato dai proiettili).

La Stratos Bleue

Sabato il giornalista Massimo Condolo ha presentato l’omonimo libro che racconta la storia delle preparazioni della MFS di Biella, dalla Fulvia in poi. Sul palco, la memoria storica che ha ispirato questo volume pubblicato dalla Fondazione Negri, Piero Spriano (la “S” della sigla MFS composta anche dagli altri cognomi dei fondatori, Maglioli e Foradini) e il pilota biellese Giampiero Bagna.

Camionata di passione

In piazza si sono fatti ammirare anche i mezzi portati dalla Fondazione Marazzato. Del resto, l’imponenza dell’Isotta Fraschini e le iconiche livree Supercortemaggiore non potevano passare inosservate. Nella mattinata di sabato, poi, conservatore (Massimo Condolo) e curatore (Riccardo Manachino) hanno raccontato l’ultima fatica della fondazione: il restauro del motocarro Moto Guzzi Ercole. In quest’occasione  Manachino ha posto l’attenzione sul significato di una collezione come quella Marazzato che, raccogliendo i mezzi da lavoro, racconta le storie di mestieri e imprese, documentando la loro evoluzione con queste “istantanee” formato camion.

Stesso palco, altra presentazione

Quella del Digital Vehicle Passport, raccontato direttamente da chi l’ha ideato e realizzato: Maurizio Ribaldone e Frank Molinari della PortobelloCar insieme a Daniele Rozzoni (che si è occupato di blindarlo nella blockchain). Ma che cos’è il DVP? Un servizio a metà tra il faldone digitale e l’archivio online, che permette di catalogare tutta la documentazione del proprio mezzo d’epoca in maniera permanente (grazie al fatto di trovarsi nella blockchain appunto): dalla storia dei vari interventi alle certificazioni, ai palmares di gare e manifestazioni. Insomma uno strumento pensato per l’appassionato, ma anche per il professionista (dalla casa d’aste al broker finanziario). Perché sì, alcune auto ormai vanno trattate come veri e propri asset e di conseguenza, tutte le informazioni che le riguardano vanno tenute in un posto sicuro (che è anche un’app da scaricare sul telefono).

Meteo permettendo

Sotto questi cieli a due passi dal confine e, soprattutto dalle basi militari (anche americane), la passione per i motori d’Oltreoceano è di casa. Come dimostrano gli esemplari a stelle e strisce di cromatissime Cadillac anni 50, ma anche di Humvee e Willys in tenuta da sbarco. E se la prima giornata della manifestazione il tempo era a dir poco invernale, nei giorni successivi la primavera ha sfoggiato il suo miglior profilo, facilitando i raduni nel piazzale della fiera: da quello dedicato alle fuoristrada di tutte le età (e Paesi) al raduno delle Vespa. La ciliegina sulla torta, come sempre, l’immancabile accensione del Landini a testa calda, un rito di magia meccanica sempre capace di emozionare tutti.

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