Aci Storico giunge a Padova con una ricca offerta culturale: oltre a talks e presentazioni, l’Area Aci Storico ospita in fatti una serie di mostre tematiche dedicate al motorismo d’antan, eccole in dettaglio.
Auto e Moto d’Epoca 2021 si riconferma l’appuntamento principale nel calendario fieristico italiano e, anche per questo motivo, Aci Storico nel vivo della kermesse fa le cose grande e si presenta alla kermesse patavina non con uno stand ma con un’intera area dedicata nel Padiglione 3.
Qui, oltre alle conferenze tematiche, fanno bella mostra di sé le auto protagoniste di diverse retrospettive. Eccole in dettaglio!
L’epopea Lancia Martini. Iniziamo con “Lancia Martini Endurance”, dedicata ai modelli della Casa torinese che hanno fatto sognare gli appassionati nella prima metà degli anni 80. Ad aprire le danze è la Lancia Beta Montecarlo, 1980. Sviluppata sul pianale della Lancia Beta Montecarlo sotto la supervisione di Cesare Fiorio, la nuova berlinetta da corsa debuttò alla 6 Ore di Silverstone del 1979 e, affidata alle cure di due giganti del motorsport, Walter Rohrl e Riccardo Patrese , con il suo 1,4 litri turbo si rivelò una vettura da corsa formidabile. Nel ’79 vinse il Mondiale Marche, conquistando lo scettro della Porsche, imbattuta dal 1976. Nel 1981 la denominazione ufficiale della Classe cambiò in Campionato Mondiale Endurance e per l’occasione la Beta vestì i colori della Martini Racing.
Quell’anno la Beta Montecarlo Turbo conquistò il suo secondo titolo iridato nella categoria “Under 2 litri” e in quella “Open”. L’esemplare esposto nell’Area Aci Storico è la “Telaio 1004”, protagonista della prima vittoria del modello a Brands-Hatch, con Patrese e Rohrl. Nel 1980, la Beta Montecarlo corse alle 6 Ore di Vallelunga, dove concluse in seconda posizione e alla 1000 km di Monza conquistando il terzo posto.
Nel 1981 la “1004” partecipò alla 6 Ore di Silverstone con Patrese e De Cesaris, ma fu costretta al ritiro.
Sempre nel ’81, la Montecarlo vinse anche al Mugello con Patrese e Cheever.
Lancia LC1, 1982. Dopo i successi della Beta Montecarlo Turbo, Lancia di proseguire gli studi sui motori turbo, questa volta con una Sportprototipo del Gruppo 6. L’inedita barchetta venne sviluppata insieme alla Dallara, che mise a punto il leggero telaio monoscocca in alluminio: in questa configurazione, la nuova monoposto “Endurance Turbo” pesava solo 640 kg. Ma il cuore pulsante, sebbene piccolo nella cilindrata (1,4 litri), era dotato di turbocompressore KKK e poteva raggiungere i 430 CV.
La vettura esposta nell’Area Aci Storico è la telaio numero 3, vincitrice della 1000 km del Mugello. Nel suo palmarès c’è anche una seconda piazza alla 6 Ore del Monte Fuji e una terza posizione al Gran Premio di Spa Francorchamps del 1981, con Patrese e Fabi. La Lancia LC1 partecipò anche alla 24 Ore di Le Mans del 1982 con Patrese, Ghinzani e Heyer ma non completò la gara.
Lancia LC2, 1983. Nella prima metà degli anni 80, Lancia era tra le poche case costruttrici a poter insidiare la supremazia Porsche. Nel 1983, la Lancia LC2 debuttò ufficialmente nel Mondiale Sportprototipi: la nuova auto da corsa nacque col preciso intento di combattere le Porsche 956 e 962. Indicata con il nome in codice “Abarth SE036”, la LC2 venne presentata con una carrozzeria chiusa, in kevlar, vestita su un telaio monoscocca in alluminio progettato dalla Dallara. Il motore venne realizzato dalle maestranze Abarth sulla base del V8 Ferrari. Inizialmente la cilindrata dell’otto cilindri era di 2.599 cc, mentre per il Campionato 1984 venne incrementata 3.014 cc, con due turbocompressori KKK. Nella configurazione di gara, la LC2 erogava 680CV ma, in fase di qualifica o nei sorpassi, il pilota poteva sfruttare l’overboost per innalzare la potenza fino a 850 e addirittura 1.000 CV.
La vettura esposta a Padova è la stessa che nel 1983 conquistò la vittoria alla 1.000 di Monza (con Ghinzani e Fabi) e alla 1.000 km di Imola (con Nannini e Gabbiani). Nel 1985, la “Telaio 03” vinse alla 1.000 km di Spa con Baldi e Wollek mentre concluse in terza posizione alla 1.000 km di Monza con Nannini e Patrese.
Le corse degli anni 90. Passiamo alla decade successiva con “Gli anni d’oro del Superturismo”, la mostra che racconta le imprese di auto e piloti nel Campionato Superturismo nei primi anni 90. La prima in ordine di apparizione è l’Alfa Romeo 75 Turbo Superturismo, 1991: massima espressione dell’Alfa Romeo nel Campionato Turismo, l’Alfa 75, ha gareggiò tra il 1987 e il 1991. Nel primo biennio (1987-88), sotto la regia di Giorgio Pianta, Alfa Romeo vinse il Campionato S1 per merito di piloti come Nicola Larini e Gianni Morbidelli che riaffermarono la grinta della Casa del Biscione nella classe Turismo.
Nell’Area Aci Storico è esposto l’esemplare con telaio numero 28. Equipaggiata con un 1.800cc turbo da 490 CV, questa vettura venne guidata da Giorgio Francia nel CIVT (Campionato di Velocità Italiana Turismo). La vettura venne acquistata nel 1997 da Fiat Auto Corse S.p.a. e appartiene al Museo Dinamico Alfa Romeo da Competizione della Scuderia del Portello.
BMW M3 Sport Evolution, 1991. Un quattro cilindri da due litri e mezzo di cilindrata e 378 CV. Questa è la ricetta, semplicissima (ma solo sulla carta), per vincere in sequenza un Campionato Mondiale nel 1987, un Campionato Europeo nel 1988 e il Campionato Tedesco DTM (1989) nella classe Turismo.
La protagonista dell’impresa è sempre lei, la mitica BMW M3 E30: l’antesignana di una gloriosa stirpe di automobili sportive bavaresi. Nell’Area Aci Storico troviamo un esemplare del 1991, vincitrice del Campionato Italiano Superturismo nel biennio 1990-91.
Alfa Romeo 155 GTA, 1992. Se l’Alfa 155 stradale non ha mai scaldato i cuori degli alfisti più intransigenti, non si può dire lo stesso delle sue varianti da competizione: artefici dei principali successi sportivi dell’Alfa Romeo negli anni 90.
La prima della lista è la 155 GTA del 1992, realizzata in otto esemplari per il Campionato Italiano Superturismo. La 155 GTA venne sviluppata dalla Squadra Corse Alfa Romeo, equipaggiata con un due litri da 400 CV con cambio a sei marce con innesti frontali e dotata di trazione integrale. L’esemplare in mostra è la “Telaio 03”, che durante il Campionato Superturismo del 1992 venne affidato ad Alessandro Nannini. L’auto presente a Padova, nello specifico, vinse quattro gare: Mugello gara 1 e 2, Varano gara 2 e Monza gara 2. Con la 155 GTA, Alfa Romeo tornava alla ribalta nella classe Turismo e pose le basi per il clamoroso successo, nel 1993, della 155 V6 DTM: la vettura con la quale Nicola Larini sbaragliò in casa tutte le concorrenti tedesche.
Alfa 155 TS Superturismo, 1994. Poco oltre la GTA, un’altra 155: la Twin Spark Superturismo del 1994. Questa versione da corsa, oltre ad una differente configurazione aerodinamica, si distingueva per il motore da 298 CV montato trasversalmente e in posizione leggermente inclinata. A differenza della precedente, la “TS” si avvaleva di una trasmissione con cambio sequenziale a sei marce mentre la trazione era affidata alle sole ruote anteriori.
Audi 80 Competition, 1994. All’appello, anche una delle rivali della 155 TS, l’Audi 80 Competition, protagonista anche del Campionato Italiano Superturismo del ’94: l’ultima stagione per il modello, ormai prossimo al pensionamento. L’auto da competizione, riprendendo le fattezze della mansueta Audi 80, scendeva in pista con un due litri da 285 CV.
Alfa Romeo Giulia ECTR by Romeo Ferraris, 2021. Concludiamo la rassegna con l’ultima arrivata: l’Alfa Romeo Giulia ETCR sviluppata dal preparatore Romeo Ferraris. L’auto, completamente elettrica, si propone come la rappresentante di una nuova stirpe di auto da corsa marchiate Alfa Romeo, dall’indole “green”.
La Giulia ECTR partecipa al nuovo campionato ECTR per le auto elettriche ed è spinta da un powertrain che prevede un’unità sviluppata dalla dalla Williams Advanced Engineering abbinata a convertitori BrightLoop e quattro motori con inverter, realizzati dalla Magelec Propulsion ed è in grado di erogare 680 CV e 900 Nm di coppia motrice, il tutto per una velocità massima pari a 271 km/h.