Sembra giunta dallo spazio, in realtà è un dream car disegnata nel 1969 da Bertone. Anticipò per molti versi la “X1/9”: nella forma e nella disposizione meccanica, con il motore centrale-trasversale. Suoi tratti caratteristici il muso sfuggente, i fari arretrati al centro e una coda molto ardita. Fa parte della collezione dello stilista ed è ancora in perfetta efficienza.
La strana vettura che sfreccia tra gli alberi nei pressi di Grugliasco (Torino) sembra un po’ una navetta spaziale e un po’ un motoscafo: è invece la “Runabout”, una dream car di Bertone del 1969. Nella parte anteriore, nei volumi e nella disposizione meccanica prefigura la Fiat “X1/9”, di cui collaudò la disposizione del motore centrale-trasversale.
Della vettura, marcata Autobianchi, il muso è forse la parte più caratteristica, assieme alla carrozzeria sfuggente in fibra di vetro. I fari sono “incastonati” ai lati del rollbar, i passaruota sono pronunciati per poter ospitare pneumatici di sezione larga, i due sedili sono dotati di poggiatesta, gli interni sono essenziali e ultramoderni, i comandi a pulsante sono raggruppati davanti al posto guida, mentre il tachimetro, “a bussola”, si trova sopra la plancia, protetto da una palpebra.
La “Runabout” (in inglese “vagabondo”) venne presentata al Salone di Torino del 1969. Simile nelle linee a un motoscafo (Bertone è sempre stato un appassionato di motonautica), montava il motore “903” della neonata Autobianchi “A112”. Il prototipo fece scalpore, ed era proprio ciò che Bertone voleva. Da parecchio tempo infatti tra lui e la Casa torinese era in atto un braccio di ferro sullo schema tecnico da adottare per la nuova sportiva “X1/9”. Bertone puntava sul motore centrale-trasversale con trazione posteriore (come sulla “Miura” del 1966), la Fiat sul motore posteriore longitudinale con trazione anteriore. Bertone vinse la sua battaglia e assieme alla Fiat avviò, sulla base della “Runabout”, il progetto della “X1/9” di serie.
Ci vollero quasi tre anni per la definizione del modello finale ma alla fine la “Runabout”, con un nuovo nome, entrò in produzione. Non capita spesso che una dream car abbia un seguito. Le eccezioni sono però sempre benvenute.