Jarno Trulli va tranquillo - Ruoteclassiche
Personaggi
13 May 2021 | di Paolo Sormani

Jarno Trulli va tranquillo

Dopo il ritiro dalle competizioni, l’ex pilota di Formula 1 e Formula E abruzzese si è dedicato alla produzione di Montepulciano e alla collezione di kart, moto d’epoca e auto classiche, soprattutto Porsche e Volkswagen. Da degustare lentamente, come un buon vino.

Jarno Trulli non era uno che andasse piano, anzi. Era velocissimo sul giro secco e la sua carriera in Formula 1 conta 252 Gran premi disputati con 11 podi, 4 pole e la vittoria a Monaco nel 2004 su Renault. Una volta appeso il volantino supertecnologico al proverbiale chiodo, il pilota abruzzese è passato a quelli di legno, alluminio e bachelite delle auto d’epoca. È stato un riflesso del cambio di tempi e soprattutto di ritmi, ora che Trulli coniuga la passione per i motori – coltivata fin dai tempi dei kart – con la produzione di Montepulciano d’Abruzzo nel podere Castorani ad Alanno, nell’entroterra pescarese. Si gode le belle strade locali nelle forme morbide della sua Porsche 356 cabriolet grigia, di cui valorizza i 55 cavalli con la guida sportiva. Ama le auto storiche, purché degne di questo nome: per lui le Porsche arrivano fino agli anni Cinquanta. “Tanto ferro e niente plastica”, sottolinea. E forse non è un caso che proprio a Pescara sia stata organizzata l’ultima corsa stradale in Italia, nel 1957.

L’ossessione per le 356. Dopo aver interagito per una quindicina d’anni con il massimo della tecnologia automobilistica avanzata, oggi Jarno Trulli si gode quella tutta analogica delle vetture d’epoca. Una passione cresciuta nel tempo e coniugata con il piacere di sporcarsi le mani sui motori, cosa che faceva fin da piccolo quando si faceva le ossa nel karting. Quando è libero dalla produzione vinicola, ama trascorrere le ore nella sua officina-garage aprendo e ricondizionando motori e pezzi meccanici. Soprattutto quelli della quindicina di kart della sua collezione, fra i quali un Silvercar bimotore del 1959 rosso, che monta due motori Garelli da 100 cc. Come per moltissimi appassionati, il primo amore è stato una Fiat 500 D bianca del 1964, con le portiere controvento. “Me la regalai quando firmai il mio primo contratto in Formula 1 nel 1997 (con la Minardi) e la usavo per scorrazzare per Pescara. È ancora una delle mie preferite!”. La sua ossessione sono le Porsche 356: oltre alla cabrio del ’52, possiede una coupé bianca del ’58 e una preziosa Speedster pre-A rossa in restauro. Trulli ne ha curato personalmente i lavori seguendoli in ogni fase, accanto allo specialista Gianluca Paesello. “Amo la 356, rigorosamente A o pre-A, è semplice ed essenziale”. Il sogno nel cassetto è la 1500 GS Carrera da 100 cv. Le 911 lo lasciano freddino: ha comprato una 2.4 S Targa del 1972 solo perché “era un affare: pochi chilometri, unico proprietario, praticamente inutilizzata. Il sogno di ogni collezionista che però non uso quasi mai, perché per me è troppo recente”, dice.

E poi ci sono le Volkswagen: nella rimessa Trulli ha affiancato diversi Maggiolini e una squadra di Bulli, a partire da un raro Kafer “due vetrini” del 1951 nero, di prima immatricolazione tedesca. Splendidi il T1 rosso furgonato in livrea “assistenza Porsche” del 1962, il camper Westfalia SO34 del ’62 e il raro Samba “21 vetri” del 1967, entrambi bicolore rosso-bianco. Ecco perché, da boxer a boxer, da Wolfsburg a Zuffenhausen il passo è stato naturale. E dato che di nome fa pur sempre Jarno – in onore di Saarinen, morto in gara nel 1973, l’anno prima che nascesse – non mancano moto e scooter. Italiani e, ancora, degli anni Cinquanta: le Vespa del ’49 con cambio a bacchetta e quella con il sidecar, una coppia di Rumi Formichino 125 – di cui uno in versione corsa Bol d’Or – e due Lambretta, una A del ’48 e una B del ’50.

Jarno Trulli un Best in Classic? Perché no. Le sue auto da collezione le guida con regolarità, se non piove o non buttano sale sull’asfalto. D’estate carica i suoi amici sul Samba per andare a mangiarsi il gelato, mentre ai raduni e alle manifestazioni d’epoca preferisce fare da passeggero su quelle degli altri. “Se ho la mia macchina non mi diverto, non mi sento libero di girare, non posso trattenermi a parlare e devo sempre stare attento che all’auto non succeda nulla. Uno stress!”. Certo che, detto da uno che correva sul filo dei trecento all’ora…

Best in Classic
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