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BMW 540i E34: poderosamente V8

Non c’è stata solo la M5, all’inizio degli anni 90, a stuzzicare i desideri di chi non si accontentava di una berlina comoda e veloce, ma desiderava provare emozioni forti al volante. La BMW, grande esperta in materia, con la serie E34, lanciata nel 1987, offriva una gamma completa, con la stessa M5 al vertice per quanto riguardava la sportività, ma evidentemente a Monaco avevano la sensazione che mancasse qualcosa.

Col V8 4.0 va come la M5. Ecco così che, cogliendo l’occasione del restyling del 1993 (calandra con doppio rene più grande, cofano modificato e nuovi interni), la gamma venne rinvigorita dall’arrivo di due nuovi motori: si trattava di V8 a 32 valvole, con fasatura variabile Vanos e disponibili in due cilindrate. La più corposa, di 3.982 cm³, sviluppava 286 CV ed era destinata alla 540i che così si ritrovava ad essere la Serie 5 più potente se si escludeva la M5. La velocità massima peraltro era la medesima, ovvero 250 km/h e, con un tempo di 6,4 secondi per coprire lo 0-100 km/h, la 540i stava praticamente alla pari con la M5 pre-restyling, equipaggiata con il 6 cilindri da 3.535 cm³ e 315 CV.

Solida bavarese. Constatato che in quanto a cavalleria e prestazioni la 540i aveva solidi argomenti, il suo obbiettivo non era certo quello di sostituirsi alla M5, quanto piuttosto quello di offrire ai clienti più danarosi una versione muscolosa, ma più educata della supersportiva di casa. La 540i, infatti, sarà molto apprezzata negli States (terra di V8) per il suo essere una sorta di “muscle car” elegante, pronta a scattare dal semaforo, sempre però, nel lusso garantito da interni di pelle e pannelli di legno assemblati con la cura e la qualità bavarese.

Sobria e, di solito, automatica. Le 540i venivano prevalentemente vendute con un cambio automatico a controllo elettronico a 5 rapporti, mentre erano pochi coloro che optarono per uno sportivo manuale a 6 rapporti. Questo la dice lunga su come veniva percepita e utilizzata la vettura, non certo da fanatici delle curve, piuttosto da rampanti manager con il tragitto casa-ufficio da percorrere rapidamente e, possibilmente, al volante di un’auto capace di strappare un sorriso. A livello estetico, peraltro, una 540i si distingueva da una più umile 520i quasi solo per la targhetta identificativa, una scelta all’insegna dell’understatement.

Oggi da cercare all’estero. Sorprende anche il fatto che, di serie, la 540i montasse pneumatici 225/60ZR15, dall’impronta generosa per l’epoca, ma abbinati a cerchi di diametro ridotto, con una spalla che contribuiva più al comfort che alla rigidità del corpo vettura e alla precisione tra le curve. Insomma, un’auto sulla quale le emozioni scaturivano principalmente dal pedale destro e, in Italia, limitata non solo dal prezzo di listino – inferiore soltanto del 20% rispetto a quello di una M5 -, ma anche da consumi e costi di gestione importanti. Non c’è da sorprendersi quindi se, per trovarne una, sia necessario varcare i confini in direzione Svizzera o Germania e mettere in conto circa tredici mila euro per una “manuale” in buone condizioni e sui nove mila per un’automatica.

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