Proviamo a tralasciare per un momento l’aspetto esteriore della BMW Serie 5 E60: si sono scritte pagine e pagine per spiegare l’impatto sconvolgente delle linee di rottura elaborate dal team di Chris Bangle, con l’apporto determinante del compianto Davide Arcangeli. Può piacere o non piacere, ma un’auto che non lascia indifferenti può meritarsi decisamente un posto nella storia del settore, più dei tanti modelli anonimi che non hanno lasciato traccia.
La più appariscente. La M5 E60 parte da presupposti diversi rispetto a quelli delle precedenti generazioni – sostanzialmente evoluzioni del concetto di base partorito con la M535i -, per stupire ulteriormente con caratterizzazioni estetiche molto evidenti, dal paraurti anteriore con ampie prese d’aria, alla zona posteriore dove viene ripreso (ed esaltato) il tema dei quattro scarichi. Non mancano passaruota allargati (quelli anteriori di 25 mm) e griglie laterali cromate, oltre a cerchi di lega da 19 pollici di disegno specifico con pneumatici 255/40 e 285/35. Un insieme scenografico, lontano anni luce dalla prima, discreta M5 di vent’anni prima.
Arriva il “dieci”. La E60 viene presentata nel 2004, quando l’era dei V10 in Formula 1 sta per volgere al termine e, quasi per celebrarne le gesta – la Casa di Monaco è ancora impegnata nel Campionato del Mondo – si sceglie di far debuttare un dieci cilindri anche a bordo di un’auto stradale. Nasce così, codice S85, un motore d’inaudita potenza e possente coppia, rispettivamente di 507 CV erogati a 7.750 giri (con limitatore a 8.250) e 520 Nm, grazie a una cilindrata di 4.998 cm³, alle 4 valvole per cilindro e al sistema Vanos ulteriormente perfezionato. Il legame con il propulsore impiegato nella massima formula sta nel basamento, mentre tutto il resto è esclusivo di questa opera d’arte capace di vincere il premio di Motore Internazionale dell’Anno nel 2005 e nel 2006.
305 orari “autolimitati”. Il cambio è un SMG Drivelogic sequenziale a 7 rapporti con paddle al volante (manuale a 6 marce in opzione solo su alcuni mercati), ma, importante, dal 2007 fa la sua ricomparsa la versione Touring (E61), seppur prodotta in soli 1.025 esemplari contro le 19.523 berline. Le prestazioni, com’è facile immaginare, sono al vertice e tuttora entusiasmanti, con 4,7 secondi per passare da 0 a 100 e una velocità massima, grazie all’opzionale M Driver’s Package, di 305 km/h limitati elettronicamente. Difficile considerare la M5 E60 semplicemente un’auto sportiva, anche per il sound unico che il V10 sa regalare ai fortunati proprietari, che possono selezionare tre modalità motore: all’accensione P400, ovvero 394 CV e, a seguire, P500 e P500 S, con quest’ultima che aggiunge una risposta dell’acceleratore più immediata.
La Touring è quasi un unicorno. Per finire, la M5 E60 viene dotata di un sistema di controllo elettronico degli ammortizzatori con tre modalità di guida: comfort, drive o sport, mentre la tecnologia fa capolino anche sotto forma di head-up display e schermo centrale per il sistema di infotainment. Forse la M5 più innovativa di sempre, è anche desiderata ed è difficile trovarne una molto bella per meno di 50.000 euro, con le Touring che sono come un ago in un pagliaio e spuntano quotazioni superiori.