La piattaforma online Car & Classic, specializzata in veicoli storici, mette all’asta un raro esemplare di QVale Mangusta del 2003, in livrea nera, con interni color cuoio e un chilometraggio molto basso: solo 23,172 km. Il valore stimato oscilla tra 44 e 50 mila euro. La vendita all’incanto partirà il 5 giugno alle ore 11 per terminare esattamente una settimana dopo, mercoledì 12. Costruita in soli 270 esemplari la Mangusta vanta firme importanti, come quelle di De Tomaso e di Marcello Gandini, ma una storia piuttosto sfortunata: partita nel 1999 la produzione è stata interrotta solo due anni dopo.
Progetto sfortunato. La Qvale fu una casa automobilistica italo americana: il gruppo faceva capo all’omonima famiglia di San Francisco, che in società con De Tomaso decise di assemblare la sua prima creatura – si rivelerà poi anche l’unica – la Mangusta, a Modena, in una fabbrica con 45 dipendenti all’interno dell’edificio dove ha oggi sede la Maserati Corse. “Vi avevamo portato tutto il nostro know-how per dare il massimo della tecnologia di allora”, ricorda Giordano Casarini, l’ingegnere a capo del reparto tecnico Maserati che era stato chiamato a dirigere il progetto. Peccato che i contrasti caratteriali di due “prime donne” come Alejandro De Tomaso e Bruce Qvale portarono presto alla chiusura della produzione, complice anche una risposta del mercato piuttosto tiepida.
Innovazione al top. Messa a punto in vetro resina stampata a due strati con all’interno lo schiumato isolante RTM (Racing Trans Moulding), la “pelle” della Qvale Mangusta era innovativa anche perché realizzata in lamiera saldata in modo da conferire alla vettura un’altissima resistenza torsionale e far sì che nessuna parte andasse mai in carico di punta. Inoltre, era avvitata sul telaio, un concetto nuovo per l’epoca, che consentiva di sostituire direttamente i pannelli con facilità in caso di danneggiamento. Per il progetto dello chassis, non a caso, era stato chiamato un designer di Formula 1, Enriques Scalabroni, con esperienza in Ferrari, Dallara e Williams. A completare l’opera, sotto il cofano, il poderoso motore Ford V8 di 4,6 litri da 315 CV, con cambio manuale a 5 marce che garantiva grinta e performance.
Linee accattivanti. L’idea della nuova creazione, ispirata dalla sportiva TVR Griffith, un modello che aveva incuriosito l’ingegner Casarini, era partita dall’ex pilota e imprenditore argentino Alejandro De Tomaso, che voleva rilanciare il suo brand dopo i successi del passato. Successi di cui aveva buona memoria anche l’importatore della marca negli Stati Uniti, mr. Qvale, che fu finanziatore della nuova impresa. Il businessman si lasciò sedurre dal progetto, che aveva coinvolto professionisti di grande levatura come il designer Marcello Gandini, autore delle linee accattivanti della vettura e del sistema esclusivo Roto-Top: un meccanismo in grado di far aprire il tetto rigido facendolo ruotare e scomparire dietro il sedile posteriore.
Curiosità e declino. Nonostante il modello derivasse dal prototipo Biguà, presentato al Salone di Ginevra nel 1996, il nome Mangusta è nato dalla volontà di riprendere la celebre coupé della De Tomaso andata in produzione dal 1967 al 1971. Come accennavamo, purtroppo i dissidi interni avevano minato le sorti del modello sin dai suoi esordi. Con tali premesse, quando le prime Mangusta abbandonano le linee di assemblaggio per approdare nelle concessionarie l’accordo con la De Tomaso viene sciolto e le vetture saranno vendute con il marchio Qvale; la maggior parte finirà poi sul mercato degli Stati Uniti.
L’arrivo della MG Rover. Inevitabile la crisi finanziaria del costruttore le cui finanze furono messe a dura prova dall’aumento dei costi e dalle consegne al di sotto delle aspettative. Ingolosita dalla carica innovativa e dalla qualità del modello la MG Rover successivamente rilevò la i diritti di produzione della Mangusta insieme alla sua fabbrica. Sebbene non continuò a produrre l’auto, ne realizzò un’ulteriore evoluzione in serie limitata, sempre con l’impiego degli stessi tecnici: nacque così la MG SV, basata proprio sul telaio della Qvale Mangusta.
Ottimo investimento. Per questi motivi pur essendo un’automobile ultratecnologica e di grande qualità, la Qvale Mangusta anziché essere una vettura di nicchia come nelle intenzioni, è rimasta un sogno irrealizzato. Ed ecco perché oggi è alquanto difficile trovare un esemplare del modello e ancora di più uno in ottime condizioni come quello messo all’asta sulla piattaforma di Car & Classic (disponibile anche in prevendita), che è anche certificato Asi e rappresenta un ottimo investimento.