Una meteora. Piccola, eppure significativa. Sono trascorsi 110 anni dalla chiusura della G. Ceirano Junior, che successivamente cambiò nome in Fabbrica Torinese Automobili Junior, azienda automobilistica fondata nel 1905 a Torino da Giovanni Ceirano e fallita nel 1909.
Una storia di famiglia. Giovanni, originario di Cuneo, è il secondo di quattro fratelli che sono considerati in Italia i pionieri dell’automobile (Giovanni Battista è il primo, Matteo ed Ernesto sono rispettivamente il terzo ed il quarto). Dopo l’esperienza con il fratello Matteo (con il quale fonda nel 1903 la Ceirano Matteo & C”, futura Itala Fabbrica Automobili), Giovanni ci riprova da solo.
Una nuova sfida. Siamo nei primi anni del Novecento, in piena Belle Époque: le automobili sono la novità, la sperimentazione. Lavorare allora in una fabbrica di auto era un po’ come è oggi lavorare in un’azienda del settore high-tech. Alla G. Ceirano Junior ci sono circa 40 operai, che lavorano prima su tre modelli di auto e dal secondo anno anche sul quarto, la 18-24 Hp.
L’unione fa la forza. Anche se siamo agli albori dell’industria automobilistica le fabbriche delle quattro ruote che vogliono mettersi in gioco non mancano. E, talvolta l’unione fa la forza, per fronteggiare un anno difficile, il 1907, l’anno della crisi economica. La G. Ceirano Junior sceglie un partner di tutto rispetto, la Otav (restano in circolazione oggi solo due auto prodotte da questa azienda, una in Italia, l’altra in Paraguay, paese in cui fu la prima automobile in assoluto).
Nata per correre. Le due aziende stipulano un accordo per commercializzare i prodotti nelle showroom e si guarda all’estero, con la fondazione della Junior & Otav Ltd, per vendere in Inghilterra. In questo periodo la Junior produce la 28-40 Hp (dal 1908 chiamata 30-40 Hp), che arriva a 100 km orari e costa 11.500 lire. È l’auto che gareggia, che si cimenta nella Targa Florio.
La saracinesca si abbassa per sempre. Nel 1909 una grave crisi porta la Junior al fallimento: è un suo concessionario, la ditta F. Momo & C., che venderà le ultime rimanenze di magazzino. Triste fine di una bella storia, di cui, a distanza di oltre un secolo, resta ancora il ricordo.