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Cemsa, dalle armi alle auto sportive

Quando finisce una notizia, inizia una storia. Infatti, mentre negli anni Venti chiudeva la Costruzioni Meccaniche di Saronno, dalle sue ceneri nasceva, negli stessi stabilimenti, la Cemsa  (Costruzioni Elettro Meccaniche di Saronno), iniziativa imprenditoriale firmata dall’ingegnere Nicola Romeo e dal Credito italiano.

Passaggi di consegne. Un’attività che sarebbe durata fino al 1948, cioè fino a 70 anni fa.  Gli anni di questa esperienza coincidono con quelli del regime fascista: nel 1935, dopo varie svalutazioni del capitale sociale, l’azienda viene  acquistata dall’Iri e poi venduta a Gianni Caproni, già titolare di fatto dell’Isotta Fraschini. L’impresa inizia a produrre armi, cannoni e proiettili. Il 25 marzo 1941 cambia la ragione sociale, ma non la sigla, diventando “Caproni Elettro Meccanica di Saronno S.A.”. È dopo la fine della seconda guerra mondiale che la  Cemsa  inizia produrre automobili sportive, tra cui la Cemsa Caproni F.11 (sigla di Fessia 1100, dal nome dell’ingegnere che la realizza).

Tu vuò fa’ l’americana. È un’auto innovativa: realizzata in dieci esemplari, viene presentata al salone di Parigi nel 1947 e suscita l’attenzione del gruppo statunitense Tucker, che ne richiede una grande quantità da importare. Già nel 1948 per sostenere l’acquisto dei materiali per soddisfare la commessa ci sono notevoli investimenti, ma la Tucker nello stesso periodo fallisce. La produzione automobilistica della Cemsa viene sospesa, con il licenziamento di 1500 risorse umane, tra impiegati e operai, dello stabilimento di Saronno.

Musa ispiratrice. I dieci prototipi F11 di preserie vengono venduti nel corso della liquidazione. Uno viene acquistato dalla fabbrica belga Minerva ed esposto nel 1953 al salone di Bruxelles. Quando Fessia inizia a collaborare con la casa automobilistica Lancia, riprende gli aspetti innovativi della  F11 nella “Flavia”. Secondo quanto indicato dal sito del Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese i due esemplari F11 di cui è nota l’esistenza, sono conservati dalla famiglia Caproni; il restauro è stato eseguito presso l’officina Girola di Saronno. Il modello grigio esposto al museo è il prototipo donato dalla famiglia Fessia alla famiglia Caproni. L’altro modello, verde chiaro, può essere ammirato – se siete fortunati – nel corso di raduni e mostre in giro per il mondo.

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