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Cinquanta candeline per l’Opel Design Studio

In occasione dei cinquant’anni dell’Opel Advanced Studio, la Casa di Rüsselsheim ha aperto le porte del suo “Fort Knox” per farci ripercorrere i momenti salienti della storia del primo centro stile evoluto nato nel Vecchio Continente. Che ha dato la luce a modelli di auto di tutte le fogge.

Cinquant’anni sono certamente un bel traguardo, soprattutto se si parla di un centro stile che si occupa di automobili. Se poi si tratta di uno dei primi, nel Vecchio Continente, interno a una casa automobilistica e ben strutturato, allora c’è sicuramente da festeggiare. Ed è proprio quello che ha fatto la Opel, permettendoci di entrare in un reparto che, stando alle parole di un vecchio dipendente, “ha sempre avuto controlli di accesso che neanche Fort Knox…”. Si tratta dell’Opel Advanced Studio, sezione del Design Studio nata con la precisa funzione di occuparsi non delle auto di domani ma delle tendenze stilistiche future, che arriveranno sulle strade solo fra molti anni.

Dietro a questo gioiello architettonico (ancora perfettamente conservato e utilizzato) c’è lo zampino di “mamma” General Motors, che ha foraggiato la costruzione dell’edificio, in attività dal 1964. Il primo effetto della planata americana in Germania è la “Experimental GT”, un concentrato di sportività a stelle e strisce traslata su dimensioni prettamente europee: a disegnarla, una squadra capitanata da Erhard Schnell – figura centrale dell’Opel Design Studio e padre, tra le altre, della prima “Corsa” e della “Calibra” – che riesce a presentarla al grande pubblico già al Salone di Francoforte del 1965. Per la versione definitiva, semplicemente “GT”, bisogna però attendere il 1968: sarà subito un grande successo.

Davanti all’entrata fa bella mostra di sé anche la Opel “CD”, stravagante concept nata nel 1969 sul pianale della “Diplomat” e mossa da un generoso V8 a benzina di 5,7 litri, mentre sotto una vistosa tinta fluo si nasconde, nemmeno troppo bene, il prototipo della “GT2”, con le originali porte scorrevoli. In mezzo tavoli di progettazione, vecchi e affascinanti schizzi su carta, giovani ma già esperti allievi in grado di lavorare sulle maquette in argilla quasi ad occhi chiusi. Per capire la portata storica dell’Opel Design Studio vi basti pensare che, negli anni, il team ha accolto nomi del calibro di Anatole Lapine, Chris Bangle, Hideo Kodama. Con risultati che hanno indubbiamente caratterizzato la storia moderna dell’automobile. Anche se non come certi epici lavori dei carrozzieri di casa nostra, forse meno organizzati ma sicuramente dotati di un gusto decisamente fuori dal comune.

Andrea Rapelli

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Categorie: AutoNews
Tags: Opel
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