Dopo le difficoltà degli ultimi due anni, il team Williams di F1 è stato acquisito dal fondo d’investimento americano Dorilton Capital. Sir Frank Williams ha lasciato perché le monoposto con il suo nome continuino a correre. E magari tornare a vincere, come negli anni più belli della Formula 1.
Lascia l’amaro in bocca, la notizia che la Williams Grand Prix Engineering Limited sia passata di mano a un fondo d’investimento americano. La Formula 1 è anche e soprattutto una questione di soldi e 152 milioni di euro sono un argomento che non ammette repliche. È la fine dell’ultima scuderia formato-famiglia del Circus, ma per Frank Williams e la figlia Claire è anche la garanzia che le vetture con il loro nome aggiungano futuro a un passato vittorioso e un presente così così. La sede operativa resterà a Grove, nell’Oxfordshire; per quanto è dato sapere finora, Claire è confermata nel ruolo di team principal. Il Team Williams fu fondato dall’instancabile sir Francis Owen Garbett (Frank, per chi va di fretta) nel 1977 insieme con Patrick Head, dopo la fine della Frank Williams Racing Cars e l’avventura della Wolf nel 1976. Il debutto arrivò nel GP di Spagna del ’77, telaio March e pilota Patrick Nève. L’anno successivo Frank Williams firmò il primo chassis proprietario con le sue iniziali, FW, seguite dal numero progressivo 06. E da allora è sempre rimasto così.
L’anima della Formula 1. Sarà pure stato un “garagista inglese”, ma Williams si era attirato simpatie lottando con umiltà e mezzi limitati per anni. Soprattutto aveva imparato in fretta. La prima vittoria non tardò arrivare, con un Clay Regazzoni avviato a fine carriera a Silverstone ’79. Con l’altro pilota Alan Jones, fu l’inizio di una concatenazione di vittorie e titoli che portò a entrare nel Club 100 (Gran Premi conquistati) già nel 1997 con Jaques Villeneuve. La Williams era entrata nell’Olimpo della F1 a pieno diritto, visto che negli stessi anni aveva infilato ben nove titoli Costruttori: un record battuto dalla Ferrari nel 2000. In un format sempre più asservito alla tecnologia e alla televisione, molti cercano e trovano l’anima del Cirus nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e i Novanta. Se è così, Frank Williams e la sua scuderia ne hanno costruito il mito con passione, voglia di osare e di vincere smisurate. Anche i ferraristi più accaniti possono riconoscerlo.
Assi del volante e tecnologia avanzata. Fra il 1980 e il ’97, sulle monoposto di sir Frank si sono laureati campioni del mondo Alan Jones, Keke Rosberg, Nigel Mansell, Damon Hill, Alain Prost, Nelson Piquet; per ultimo Jacques Villeneuve, tutti nomi amatissimi dagli appassionati. Anche Ayrton Senna e Jenson Button hanno corso per il team inglese, pur arrivando al Mondiale con altri colori. Dal punto di vista motoristico, la partnership più fruttuosa fu quella con la Renault, che – con l’apporto di Adrian Newey al design – portò a cinque titoli Costruttori nello strapotere degli anni Novanta. Non pochi esperti sostengono che le FW14B e FW15C guidate da Nigel Mansell siano state le monoposto più avanzate mai viste in Formula 1, grazie alle sospensioni attive e al controllo di trazione allo stato dell’arte. Numeri veloci veloci: 114 vittorie, 312 podi, 128 pole. Il team Williams ha sempre dovuto combattere con i giganti, ma a volte è stata in grado di anticiparli. Come nel 1985 quando Patrick Head disegnò la FW10, la prima vettura da F1 con telaio in fibra di carbonio. Al resto pensarono Rosberg e Mansell… Il team non si fermò neppure davanti alla sfida più difficile, l’incidente d’auto che nel marzo del 1986 costrinse sir Frank a restare lontano dai paddock per un anno e, per la vita, su una sedia a rotelle.
Un millennio senza successi. L’uscita di scena della Renault dalla F1 e l’addio di Adrian Newey annunciarono un nuovo millennio arido di soddisfazioni per il Team Williams. È dal 1997 che a Grove non si festeggia un titolo mondiale e alle difficoltà sportive si sono aggiunte quelle finanziarie. Di questi tempi, sempre più raramente Davide riesce ad avere una chance contro i Golia chiamati Mercedes, Ferrari e Red Bull. La pandemia da coronavirus ha dato la mazzata finale al team che nel 2019 aveva dichiarato un passivo di quasi 19 milioni di euro. Un tracollo, rispetto ai 10 di profitto dell’anno precedente. “Come famiglia, abbiamo sempre messo davanti la scuderia”, ha dichiarato Claire Williams in un comunicato. “Rendere il team nuovamente vincente e proteggere la nostra gente è stato al cuore del processo di vendita fin dall’inizio. Questa può essere la fine d’un’era per la Williams come team a conduzione familiare, ma sappiamo che è in buone mani”.