Partendo dai dati Hagerty un sito americano di gossip e analisi finanziarie si spinge ad arditi paragoni con la grande crisi del 2008. Ma non mancano spunti di riflessione per appassionati e operatori di mercato.
In base ai dati dell’indice Hagerty le valutazioni delle auto classiche sono calate del 10% su base annua e, partendo da questo dato, simile anche se inferiore al calo registrato nel 2008 (16% in pochi mesi) Wolf Richter, editore del sito di finanza ed economia wolfstreet.com, non solo vede un parallelismo con la crisi del 2008, ma anche alcune novità importanti rispetto ad allora.
Secondo i dati di Hagerty, il calo delle valutazioni diventa ancora più elevato se invece che su base annua si ragiona partendo dal picco più altro registrato nel settembre 2015, quando l’indice aveva toccato quota 185,6 rispetto ai 160,06 attuali. In primo luogo perché i dati dell’indice Hagerty sono comunque indicativi di un reale potere di acquisto poiché sono realizzati con un coefficiente che tiene conto dei fenomeni inflattivi. Inoltre basta guardare lo schema presentato sul sito ed elaborato da Wolf Richter per rendersi conto che da settembre 2015 il calo costante ha riportato i valori a quelli del luglio 2014.
Altro dato di cui tenere conto è la grande massa di liquidità che a seguito delle politiche espansive di alcuni governi e aree geografiche, come nel caso dell’Europa con la BCE e il Quantitative Easing, hanno spinto negli anni scorsi le valutazioni non solo dei beni da collezione ma anche di altri beni rifugio come per esempio gli immobili.
Ora, come già emerge anche da altri report, come il recente Knight Frank Luxury Index, si iniziano a vedere i primi segni di stanchezza del mercato. Un calo medio del 10% non significa infatti che questo valga per tutti i modelli: ci sono valutazioni in calo per alcuni modelli ma in forte crescita per altri.
Secondo wolfstreet.com non siamo ancora al panico o a situazioni di crisi ma, più semplicemente, vista la crescita lenta delle valutazioni o addirittura il calo continuo degli ultimi mesi, molti investitori (quindi, aggiungiamo noi, coloro che si erano avvicinati al tema classiche più in ottica speculativa che di passione nel lungo termine) potrebbero aver interpretato questo stallo come una occasione per uscire dal mercato.
Questo potrebbe aver determinato i conseguenti effetti depressivi sulle valutazioni medie. E come sempre in questi casi, per pesare bene la situazione occorre mettersi gli occhiali e guardare su una scala temporale più ampia per notare che, forse, dopo una crescita inarrestabile dell 83% dal 2008 al 2015 un calo del 10% non sembra una cosa così drammatica.
Luca Pezzoni