Le Ferrari meno conosciute dal grande pubblico: ecco le Rosse protagoniste del quinto e ultimo volume della collana “Il meglio del Cavallino”. Si parte con la 815, la prima creatura del “Drake”, realizzata nel 1940 sotto l’anonimo marchio Auto Avio Costruzioni; si finisce con le edizioni in tiratura limitata allestite da Maranello per festeggiare i settant’anni della Casa. A collegare questi due estremi, entro i quali si dipana l’avventura più entusiasmante del motorismo mondiale, una sessantina di fuoriserie e prototipi, tra cui la 166 Panoramica Zagato, l’incredibile 166 MM Spider Abarth, la 375 MM “Bergman”, la Dino 206 Berlinetta Competizione, la P6, la 275 P Michelotti, la 512 S Berlinetta Speciale,
la 3Z, la CR 25, la 308 GT Rainbow, la Pace Car PPG, la 408 4RM, la FZ93, la 612 Kappa, la Sergio e la J50, svelata a dicembre 2016 per celebrare i cinquant’anni del Cavallino in Giappone.
La presentazione del volume
In questo quinto volume siamo in dirittura d’arrivo degli speciali di Ruoteclassiche dedicati a “Il Meglio del Cavallino”, con cui abbiamo inteso festeggiare i 70 anni della Ferrari. Vi abbiamo guidato attraverso la storia delle vetture stradali e di quelle da competizione, vi abbiamo raccontato i protagonisti che hanno contribuito a creare la leggenda, vi abbiamo illustrato i dettagli tecnici dei modelli più importanti. Infine, è il turno delle Ferrari “Top Secret”: gli esemplari unici, le fuoriserie, i prototipi, le show car da Salone. Anche questa è una parte fondamentale della lunga cavalcata del Cavallino.
Questa carrellata di modelli (ne abbiamo selezionati una sessantina, ma altrettanti almeno sarebbero stati degni di comparire in queste pagine) parte dall’opera prima di Enzo Ferrari come costruttore indipendente: la 815, che non porta nemmeno il nome Ferrari, bensì quello più anonimo di Auto Avio Costruzioni, per le ben note clausole contrattuali di fine rapporto dopo il suo divorzio con l’Alfa Romeo avvenuto nel 1939. Prosegue con modelli mitici, che hanno fatto la storia dello stile, balzati tanti anni fa agli onori delle cronache anche per la fama dei loro proprietari (l’Avvocato Agnelli, Giannino Marzotto, Ingrid Bergman).
Col passare dei decenni si sono poi affermati da una parte la volontà di esplorare nuovi limiti (di stile o di prestazioni), dall’altra il prepotente, quasi sfrontato, desiderio di pochi “eletti” di possedere una Ferrari unica e inimitabile. Un sogno che la Ferrari ben volentieri ha tradotto in realtà, quasi sempre con l’ausilio dei maestri di Pininfarina e attraverso l’ingegno dei talenti degli uffici tecnici di Maranello. Infine, nell’età moderna, la nascita dei reparti Taylor-Made e Special Project, in grado di soddisfare (quasi) ogni sfizio. Un’opportunità che raggiunge l’apogeo proprio quest’anno, con il progetto “70 Icone di Stile”: 350 esemplari unici che reinterpretano, sulla base dei cinque modelli di serie del listino Ferrari attuale, settanta Ferrari famose del passato. È l’omaggio della Casa di Maranello al proprio illustre passato, ma anche ai suoi clienti speciali.
Non potevamo non chiudere il capitolo finale de “Il Meglio del Cavallino” con un’ultima pagina che è per noi la risposta più sincera e trasparente al piccolo “cahier de doléances” che alcuni attenti ed esperti lettori ci hanno inviato: ebbene sì, nelle quasi 700 pagine di quest’opera siamo talvolta incorsi in qualche disattenzione. Ringraziamo chi ce l’ha segnalata, facciamo ammenda e cerchiamo di rimediare ora, ristabilendo la verità.
Marco Di Pietro