La Fiat Panda è un modello mitico, e non solo in Italia. E non soltanto perché ha 44 anni di carriera – e scusate se è poco -, tre generazioni che si sono susseguite fino a oggi, con milioni di esemplari venduti. Sui quali hanno fatto esperienza di guida, hanno viaggiato, vissuto e gioito più generazioni di giovani e meno giovani. Insomma, un fenomeno di costume quello nato nel 1980 dalla fortunata intuizione della Italdesign di Giorgetto Giugiaro, che ha modernizzato un formato – quello della utilitaria simpatica, senza fronzoli e iper-pratica – che ha avuto subito un grande successo, ma che poi ha saputo evolversi e adattarsi ai tempi, ai nuovi standard di sicurezza e alle dotazioni sempre più ricche che negli anni dovevano trovare posto a bordo di quella che è rimasta una macchina molto amata dagli italiani.
Ieri, oggi, domani. Ma la saga della Panda non è solo attualità e radici che affondano a 44 anni or sono, alla prima serie. L’utilitaria Fiat continuerà a scrivere altre pagine della sua storia, avrà un futuro assicurato, su due livelli: quello dell’attuale generazione a listino, che verrà ribattezzata Pandina, e quello di un modello più grande, denominato Grande Panda, che invece guarderà a una prospettiva più lontana grazie alla taglia maggiorata (sui quattro metri di lunghezza) e alla possibilità di adottare anche l’alimentazione elettrica. Ma torniamo a noi, alla Panda che conosciamo meglio.
Mago Giugiaro. Con la Panda, di cui ricordiamo un corposo servizio su Ruoteclassiche di marzo 2020, in occasione dei 40 anni del modello, la Fiat affida per la prima volta lo studio di un’auto di grande serie alla Italdesign di Giorgetto Giugiaro. E il mago di Garessio inventa l’auto che non c’è, almeno a Torino: squadrata, intelligente, essenziale, ma piacevole e vivace, anche grazie al modernissimo stile “vacanziero” degli interni, con i sedili che ricordano delle sdraio. Forse, la Fiat più rivoluzionaria di sempre, per ciò che ha rappresentato per l’utenza e per l’immagine “fresca” della Casa. Il design squadrato, i fascioni paracolpi e, all’interno, un mix di soluzioni modernissime, come la plancia-marsupio e il divano-amaca. Il tutto combinato a un occhio attentissimo ai costi e alla semplicità produttiva: lo dimostrano soluzioni più datate, come i vetri piatti, le cerniere delle porte a vista e il retrotreno ad assale rigido con balestre longitudinali. All’inizio i motori anteriori (come la trazione) sono un bicilindrico di 652 cm³ da 30 CV, che troviamo, appunto, sulla Panda 30 e un quattro di 903 cm³, da 45 CV, sulla “45”.
La gamma cresce. La prima serie, che vince il premio Compasso d’Oro nel 1981, cresce, acquista nuove versioni, come la 4×4, prodotta a Termini Imerese, che grazie alla trazione integrale fornita della Steyr, diventerà un’arrampicatrice unica, ancora molto utilizzata sulle nostre montagne. Cominciano a comparire le serie speciali, quindi nel 1986 arrivano nuovi motori, entrambi Fire: il 769 cm³ da 34 CV e il 999 cm³ da 45. Cui si aggiunge nello stesso anno anche l’1.3 diesel da 37 CV. Senza contare la Selecta (1990), prima citycar europea dotata di cambio automatico. E, sempre nel 1990, ci sarà anche spazio per un “esperimento”, con la Panda Elettra, che guardava senza saperlo a un futuro ora alle porte. Al termine di una carriera lunga ben 23 anni e dopo quattro milioni e mezzo di esemplari prodotti, l’ultima Panda prima serie, una 1.100 i.e. Young, esce dalle linee di montaggio di Mirafiori il 5 settembre 2003. Poi è la volta della seconda serie (2003-2012) e dell’attuale terza (2012), che abbiamo raccolto insieme alla “numero uno” – l’unica che per ora abbia un valore collezionistico – nella nostra galleria di immagini. Buona continuazione, cara Panda.