Compie 40 anni Formula 1 – febbre della velocità, film documentario del 1978 ideato dal giornalista e scrittore Oscar Orefici e girato da Ottavio Fabbri con la co-regia di Mario Morra, sostenuto dalla colonna sonora degli Oliver Onions, Guido e Maurizio De Angelis.
Il parterre degli attori vede protagonisti artisti del calibro di Ugo Tognazzi, Michael York, James Coburn e Sydne Rome. Sono proprio le interviste di quest’ultima ai piloti normalmente più difficili da avvicinare, come Niki Lauda e James Hunt, a impreziosire il film documentario.
Marcia indietro nel tempo. Quarant’anni fa la Formula 1 vide il definitivo avvento delle sponsorizzazioni delle grandi multinazionali e iniziò ad acquisire un peso mediatico importante. Ma i circa cento minuti di pellicola raccontano anche di gare pericolose, decise sul filo di lana, magari all’ultima curva, di stagioni combattute fino all’ultimo gran premio. La sicurezza, in barba ai tanti driver coinvolti in incidenti pericolosi (sia per la loro incolumità sia per quella del pubblico e degli addetti ai lavori), era ancora un tema marginale.
Un film che racconta la F.1 anche a chi non la conosce. Formula 1 – febbre della velocità è il primo di una serie di film a carattere divulgativo incentrati sulle corse automobilistiche realizzati da Orefici a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta: pellicole che volevano intercettare il gusto di un pubblico più vasto dei semplici appassionati tout court e degli operatori del settore. Quello di Sydne Rome è un punto di vista altro: l’attrice e showgirl americana (protagonista, tra l’altro, di pellicole cult come “Che?” e “Gigolò”), da perfetta estranea al mondo della Formula 1, setaccia i circuiti e gli spalti del Grande Circus intervistando piloti e tifosi con l’obiettivo di capire cosa li spinga ad affrontare rischi simili.
Fin troppo realistico. Il valore aggiunto dell’opera risiede nei suoi contenuti scenografici: grazie a tecniche di ripresa innovative per l’epoca, tra cui l’uso della camera car, sono molte le scene emozionanti e toccanti. Come quelle che, giudicate dalla critica del tempo addirittura esagerate per i contenuti esageratamente forti, si soffermano sugli incidenti più gravi. Un film che è la fotografia di un’epoca caratterizzata da contraccolpi e colpi di scena imprevedibili e che oggi, quarant’anni dopo, ci restituisce con crudele realismo l’immagine di una Formula 1 che, per fortuna o purtroppo, non tornerà mai più.