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Honda Prelude 2.2i 16V V-TEC 4WS: all’avanguardia

A uno sguardo distratto può sembrare un incrocio tra una Civic e una CR-X Del Sol sotto steroidi: la quarta serie della Honda Prelude infatti rompe gli schemi con le precedenti, per adottare forme morbide e rassicuranti mutuate dalle compagne di listino, ma l’abitacolo sfoggia un quadro strumenti digitale che è avanti di 30 anni come concezione e, complice il V-Tec e il mantenimento delle 4 ruote sterzanti, continua a essere la più tecnologica della Casa giapponese.

Tre motori, il migliore è il 2.2 V-Tec. Introdotta nel 1992 sui mercati europei con una triade di motori monoalbero, bialbero, 16 valvole e V-Tec, continuava infatti la tradizione della coupé nipponica, adattandola alle esigenze degli anni 90 e cercando di alzare l’asticella per quanto riguarda le prestazioni. Non nel caso del 2 litri monoalbero da 133 CV, quanto piuttosto con il 2.3 bialbero da 160 CV e ancora di più con il 2.2 sempre bialbero, V-Tec da 185 CV della Prelude 2.2i 16V V-TEC 4WS. Solo questi ultimi due potevano essere abbinati al sistema a quattro ruote sterzanti, una delle peculiarità della Prelude, anche se non più meccanico, ma a comando elettronico e dotato di un motorino elettrico anziché di un albero di sterzo e ingranaggi epicicloidali.

Quasi 230 km/h e un cruscotto “spaziale”. La versione spinta dal 2,2 litri, accelerava da 0 a 100 km/h in circa 7 secondi e raggiungeva i 228 km/h, con il consueto “calcio nel sedere” marchio di fabbrica del V-Tec, qui corroborato dalla cilindrata. Lungi dall’essere però una sportiva estrema, la Prelude si confermava una coupé brillante, equilibrata e nobilitata dalle raffinatezze tecnologiche che proseguivano anche dentro l’abitacolo. Una volta seduti al volante, ci si trovava infatti al cospetto di una plancia digitale che correva orizzontalmente a tutta larghezza, praticamente ciò che solo ora, a distanza di quasi 30 anni, sta diventando comune su molte vetture.

Meno apprezzata della precedente. Tutti i modelli V-Tec erano inoltre equipaggiati con interni di pelle, impianto stereo a 6 altoparlanti (che sulle versioni giapponesi erano addirittura 8, di cui uno montato sul cruscotto centrale e un subwoofer posteriore), mentre l’impianto frenante era provvisto di Abs e dischi da 262 mm all’anteriore e 282 al posteriore. Sulla Prelude 2.2i 16V V-TEC 4WS erano inoltre montati cerchi di lega che ospitavano pneumatici 205/55/15. A livello globale però non ebbe il successo della generazione precedente e anche in Italia, complice una concorrenza feroce e un look poco personale, rimase decisamente in ombra rispetto ad altri modelli Honda. E dire che un esemplare aveva avuto l’onore di fare da safety car in occasione del Gran Premio del Giappone del 1994.

Pochissime in Italia. Molti esemplari italiani erano provvisti di aria condizionata e tetto apribile, una combinazione molto sfiziosa, ma che si scontra con il numero irrisorio di Prelude vendute. A questo punto non deve sorprendere che le poche che eventualmente compaiono negli annunci siano con molti chilometri sul groppone, vari proprietari e comunque con prezzi che difficilmente, nel caso della prestigiosa Prelude 2.2i 16V V-TEC 4WS, si collocano sotto i 15.000 euro.

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