Tra gli anniversari del 2021 uno dei più importanti è quello che riguarda i sessant’anni della Renault 4. Per celebrarla, la Casa madre, ben consapevole dell’importanza di questo compleanno, ha in programma una serie di eventi di cui abbiamo già parlato proprio in questo sito. Ma vediamo ora come è nata una delle utilitarie che hanno segnato una tappa fondamentale nel progresso automobilistico, contribuendo alla motorizzazione di massa in molti Paesi.
Già nel marzo del 1958 una delle più note riviste specializzate francesi anticipava la futura vettura popolare a quattro posti, dalla forma di piccola station wagon, pubblicando un disegno piuttosto realistico. La nascita del progetto risale però al 1956, quando, su ordine del Presidente-direttore generale di allora, Pierre Dreyfus, viene deciso di produrre una nuova e moderna utilitaria, rivoluzionando completamente lo schema in uso fino a quel momento dalla Renault per i modelli alla base della gamma, la 4CV e la Dauphine, entrambe a motore posteriore. In quegli anni, del resto, la Citroën 2CV è una temibile concorrente e la sua grande diffusione impone alla Régie di affilare le armi. Il progetto trae del resto qualche ispirazione dalla rivale perché alcune delle sue caratteristiche saranno comuni con quelle della R4: trazione anteriore, telaio a piattaforma su cui è imbullonata la carrozzeria, quattro porte, cambio con comando al cruscotto, sedili a struttura tubolare. Ma le similitudini finiscono qui.
Zero manutenzione. La Renault 4 avrà una personalità originale e ben definita e vanterà soluzioni mai viste prima, come il motore raffreddato a liquido con circuito sigillato, una tecnica adottata negli anni a venire da tutti i costruttori del mondo, e nessun punto di ingrassaggio, riducendo i costi di gestione al minimo. Naturalmente, gli studi della futura R4 devono essere segretissimi: nessun concorrente e nessun giornalista deve sapere o anticipare nulla. Nella tarda primavera del 1958 vengono allestiti i primi prototipi che il reparto esperienze della Renault fa trasportare sino in Africa. Qualche gola profonda lo viene tuttavia a sapere e spiffera alla stampa la notizia. E così, sempre sulla più nota rivista specializzata francese, il 15 giugno vengono pubblicate delle foto che confermano le indiscrezioni sulla linea, due volumi con portellone, e sul motore, un quattro cilindri derivato da quello della 4CV. Nel 1959 la forma della R4 è ormai quella che conosciamo tutti, con piccole differenze rispetto al modello che entrerà in produzione nel 1961. Vari prototipi, codice 112, vengono spediti ovunque a macinare chilometri. Centinaia di migliaia di chilometri, dal caldo del Sahara al freddo del Minnesota. Ma anche in Messico, Scandinavia e Australia: una task force senza precedenti per eliminare ogni possibile difetto al momento del lancio.
Avventure in Sardegna. Uno di questi prototipi, targato 7986 JK 75 (Parigi), è inviato a fine 1959 prima in Corsica e poi, attraverso le Bocche di Bonifacio, in Sardegna, lontano dai curiosi. Qui effettuerà 26.000 km sulle strade più accidentate per mettere a dura prova ogni organo della meccanica. Ma l’équipe dei collaudatori deve comunicare agli ingegneri del reparto esperienze come va la macchina e, per questo, usano un espediente. Da un ufficio postale di Sassari mandano un telegramma a Parigi scrivendo “ Marie Chantal e i suoi bambini inviano i migliori auguri ai loro parenti” dove, naturalmente, Marie Chantal è il nome in codice della R4: cioè tutto procede secondo programma. Dopo mesi di collaudi, a marzo del 1960, questo prototipo, contraddistinto dal numero 12, tornerà in Francia, ma verrà scambiato a Bonifacio, in Corsica, con un altro, proveniente dalla sede generale e aggiornato con alcune modifiche. Lo scambio avviene quasi furtivamente al porto francese: la R4 in arrivo è scaricata da un camion chiuso e quella in partenza caricata al suo posto. Per far credere che sia la stessa, le targhe vengono smontate da quest’ultima e montate sull’altra. Quando gli stessi collaudatori ritornano in Sardegna, poche ore dopo, i doganieri, che ricordavano una R4 sporchissima, chiedono se erano andati in Corsica per lavarla…
Parte la produzione. A febbraio del 1961 altre R4 ormai definitive escono dalla linea di montaggio. A marzo viene approntata anche la R3, una versione semplificata con motore di 603 cm³ anziché di 747 cm³. Nei mesi successivi viene adeguata la catena di montaggio all’Ile Seguin, sulla Senna, per il lancio ufficiale, che avverrà per la stampa in Camargue, nel Sud della Francia, a partire dalla fine di giugno. Qui, su strade sterrate di pianura ma anche sulle colline alle spalle della regione, la nuova R4 può mostrare tutte le sue qualità di confort e di tenuta di strada. La prima serie ha come detto due cilindrate, con potenze rispettivamente di 22,5 e 27 CV. I freni sono a tamburo, lo sterzo a cremagliera, le sospensioni indipendenti con barre di torsione. Una scelta che impone un passo differente tra il lato destro (244 cm) e quello sinistro (240 cm). Sono solo quattro centimetri, ma se guardate una R4 prima da una fiancata poi dall’altra, vedrete che la distanza tra la fine della portiera posteriore e l’arco del passaruota è inferiore da una parte rispetto a quella opposta. Una delle tante originalità della nuova Renault che proseguirà la sua carriera fino al 1992 per un totale di 8.135.424 esemplari.
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