Dopo Bertone arriva in edicola a marzo, al prezzo complessivo di 9,90 euro, il secondo volume della collana “I capolavori dello stile”, dedicato a Pininfarina. “Se è vero che sono il primo carrozziere del mondo, allora …”. Si racconta che talvolta Battista Farina, noto a tutti con il nomignolo Pinin, esordisse con queste parole nel sostenere la validità di una sua iniziativa o di un suo punto di vista, consapevole com’era di una posizione ormai consolidata e acclamata fra gli industriali dell’auto e i designer. Fu con questa aspirazione al primato che egli fondò nel maggio 1930 la Carrozzeria Pinin Farina, dopo aver militato per 12 anni presso gli Stabilimenti Farina del fratello Giovanni e aver maturato esperienze che si rivelarono preziose in questa affascinante attività.
Fra le sue prime battaglie stilistiche egli propugnò la necessità di inclinare sia i radiatori sia i parabrezza delle auto affinché si armonizzassero con l’avviamento slanciato dei parafanghi ad ala e si assecondasse la progressiva riduzione in altezza delle fiancate; quel primo intuito non lo condusse ad adottare interamente sul piano concettuale i dettami della scuola “streamlining” americana, che negli anni 30 fu protagonista di una profonda metamorfosi formale presso molti costruttori dell’epoca. Svolgere il lavoro di carrozziere come una missione senza limiti costituì il primo intendimento di Pinin nel concepire le splendide automobili che non disegnava sulla carta, ma che plasmava sulla lamiera con gli occhi e con le mani davanti ai suoi collaboratori, sconcertati per tanta creatività mirata e genuina. Divenne in breve fornitore esclusivo di molte teste coronate e di tutto il bel mondo che considerava allora assai più di oggi l’automobile come la conquista irrefrenabile di uno status sociale; questa sua predilezione di muoversi su una sorta di palcoscenico internazionale lo spinse ad allestire le sue più belle creazioni sui prestigiosi telai delle Alfa Romeo e delle Lancia d’anteguerra e poi su quelli possenti delle Ferrari degli anni 50, sui quali si guadagnò indubbia fama di interprete esclusivo quanto a creatività del disegno e a manualità esecutiva.
Personalità forte e volitiva, andò in polemica con gli organizzatori del Salone di Parigi 1946, che avevano deciso di escludere l’Italia dalla rassegna per motivi politici nel difficile momento del secondo dopoguerra; accompagnato dal figlio Sergio, decise di posteggiare davanti all’ingresso del Grand Palais due delle sue splendide fuoriserie affinché i visitatori della mostra potessero apprezzarle in quella sorta di anti-salone. Fra gli episodi decisivi e indimenticabili della sua entusiasmante esistenza emerse anche l’incontro storico con Enzo Ferrari, anche lui genio e monarca assoluto nel suo settore di attività; si verificò nel 1951 e da allora il binomio fra Pinin Farina e il mago di Maranello divenne una tradizione di efficienza e di eleganza riconosciute in tutto il mondo.