Una Mini per la vita. Quella classica, nata nel 1959 dalla matita di Sir Alec Issigonis e declinata in vari modelli fino all’anno 2000. È la fede professata dagli inossidabili appassionati che si sono ritrovati, dal 21 al 24 maggio, a Zarasai, località lacustre della Lituania dove il club locale ha organizzato l’edizione 2015 dell’International Mini Meeting: una tradizione nata nel 1978 e oggi garanzia di festa, passione e “inglesine” davvero fuori dall’ordinario.
Nel campeggio di Zarasai il fango non manca, ma è l’ultima cosa cui sembrano pensare i fedelissimi della piccola Mini. In molti casi collezionisti, quasi sempre meccanici fai-da-te, i fedeli di Issigonis si riconosco subito: magliette con rally monomarca, tappe e raduni, nasi che curiosano tra i tendoni pieni di pezzi di ricambio, mani dentro i cofani, stracci per passare e ripassare le carrozzerie. Sono venuti da mezza Europa, soprattutto dai Paesi del nord: danesi, svedesi, finlandesi, tedeschi, moltissimi inglesi, irriducibili nel venerare la superutilitaria di bandiera. A proposito, se ne vedono davvero di tutte le forme e colori: Morris Mini-Minor degli esordi, Cooper anni 60, Mini Countryman De Luxe; e poi Wolseley Hornet 1000, Clubman, edizioni anniversario, persino le sportivissime e inusuali Mini Marcos, senza contare le eccentriche interpretazioni con gomme da trattore, tetti scoperchiati o ambizioni da limousine. Belle e meno belle, ma tutte guidate per amore, restaurate partendo da zero e con la voglia di riempire il garage con altri arrivi. Ce lo dicono in tanti: una Mini spesso non basta e le occasioni a poche migliaia di euro non mancano. Tanto, poi, a sistemare tutto pensa la passione.
A Zarasai incontriamo anche il grande campione di rally Rauno Aaltonen, ospite d’eccezione del raduno: il pubblico lo ricorda per la grande vittoria di Monte Carlo nel 1967, sulla Mini Cooper S, ma lui confessa di preferire il successo alla Spa-Sofia-Liegi di tre anni prima, una competizione “pericolosa e impegnativa, in cui si percorrevano 6-7 mila chilometri in quattro giorni e quattro notti, senza pause prefissate e guidando tutto il tempo ad alta velocità”. E mentre Aaltonen parla, i presenti fanno ampi cenni affermativi con la testa, gli stringono la mano, chiedono autografi e consigli: il popolo Mini non dimentica i suoi miti.
Davide Comunello