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La casa d’aste Coys ora parla italiano

Un collezionista milanese con interessi industriali nel Regno Unito ha acquistato una delle più antiche Case d’asta d’Oltremanica: la Coys of Kensington.

La Casa venne fondata nel 1919 e negli ultimi 30 anni ha avuto una vita piuttosto tormentata tra liquidazioni e cambi di nome che ne avevano minato il prestigio, un tempo molto elevato. L’augurio è che da oggi le cose si sistemino e che possa tornare a essere una delle protagoniste degli incanti internazionali.
A fornirle una nuova scorta di ossigeno è una famiglia di industriali italiana che fa capo ad Antonio Calleri, noto protagonista del collezionismo ambrosiano. Antonio e il figlio Richard, che lo affianca in questa iniziativa, ha tra le sue vetture una rara Renault del 1900 con la quale partecipa alla London to Brighton, e la Ferrari FZ93, del 1993, un pezzo unico disegnato da Ercole Spada presentata al Salone di Ginevra del 1993 nello stand Zagato.

La direzione. Nella sua nuova vita Coys sarà diretta da Nick Wells, ex consulente di Coys, che figura come comproprietario e avrà la carica di Amministratore Delegato. L’attività commerciale invece si concentrerà inizialmente su vendite private, servizi di intermediazione e valutazioni di vetture. Il calendario delle aste prevede per ora solo tre incanti nel 2021: il primo a Techno Classica di Essen per il 10 aprile, un appuntamento fisso per Coys; il secondo a Londra il 17 luglio; il terzo ancora a Londra l’8 dicembre.

L’ennesima avventura. Ma quella di Coys è solo l’ultima operazione portata a buon fine da Antonio Calleri in campo automobilistico storico; prima della Casa d’aste c’è stata l’acquisizione della Scuderia Sant’Ambroeus, storico sodalizio milanese nato all’inizio degli anni ’50  per opera di Eugenio Dragoni, figura di spicco dell’automobilismo sportivo italiano del dopoguerra (tra le altre cose è stato anche Direttore Sportivo della Ferrari). Una delle scuderie più importanti nel panorama nazionale negli anni ’50 e ’60 (terminò la sua attività all’inizio degli anni ’70), con molti titoli italiani in bacheca e nomi altisonanti tra i suoi soci, tra i quali Giancarlo Baghetti, Sergio Bettoia, Edoardo Lualdi, Luigi Taramazzo e Giorgio Pianta. L’intenzione di Antonio Calleri è di riportarla agli antichi splendori.

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