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Land Rover Discovery (1989), nessuna paura

Partiamo con una certezza: la Land Rover Discovery, soprattuto la seconda serie, non è affatto semplice da replicare. La Cult l’ha comunque fatto, realizzando un modello in scala 1:18. Il risultato? Scopriamolo insieme.

Buona fattura. Linea e assetto sono corretti, così come la carrozzeria del modello, alta e “bilanciata”. La sezione più particolare è quella superiore, realizzata con il cambio di inclinazione nella parte retrostante: il doppio tetto apribile, i vetri laterali e le barre sono precisi e realistici. Un’altra parte complessa è il portellone posteriore: il lunotto assimmetrico è comunque prodotto molto bene e comprende anche il disegno delle linee sbrinanti.

Dettagli fedeli. La ruota di scorta fissata al portellone con il logo Discovery ha una buona scolpitura, mentre la riproduzione delle cerniere non è strepitosa, anche se si può chiudere un occhio dal momento che si tratta di parti molto piccole. Buono il posizionamento e la realizzazione dei gruppi ottici e anche scarico e paraspruzzi sono replicati fedelmente. I cerchi hanno una buona resa al pari di coprimozzo e bulloni in nero. Cromaticamente azzeccata, poi, la verniciatura, in questo caso specifico nei due toni di grigio.

All’interno. Osservando l’abitacolo si scorge la guida è a destra, data l’origine britannica; i sedili anteriori sono più dettagliati di quelli posteriori e si notano doppie leve del cambio, marce e ridotte. Il volante con logo Land Rover centrale è ben visibile cosi come la strumentazione del cruscotto, leggibile anche dall’esterno. Sul lato del passeggero anteriore è presente anche la maniglia frontale, indispensabile appiglio. In definitiva si tratta di un bel modello anche se non apribile. Prodotta in due colori, grigio e bordeaux, questo modellino della Discovery si trova al prezzo di 160 euro. Insieme alla versione Camel Trophy (Almost Real) può essere, per gli amanti del genere, un buon abbinamento espositivo.

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