Inutile nascondere che per compilare questa lista – estremamente soggettiva e quindi serenamente aperta a critiche e suggerimenti – lo sforzo non è stato esiguo. Il motivo fondamentale è che di auto con una personalità spiccata, se non almeno ben definita, ce ne sono sempre meno, vittime di un trend uniformante a un’unica tipologia di carrozzeria, Suv o Crossover. L’altra tendenza è quella che ha portato a decimare le auto di nicchia, tanto che le spider e le coupé – ma anche le compatte sportive – si possono trovare esclusivamente sul mercato dell’usato. Sia chiaro, stiamo parlando delle auto mediamente accessibili perché, se si possono staccare assegni da diverse centinaia di migliaia, se non milioni di euro, la scelta diventa improvvisamente ampia. Per questo, segnatevi questi nomi, potrebbero essere le classiche di domani, o forse anche già di oggi.
Dura e pura
Piccola, leggera e cattivella: l’Alfa Romeo 4C arriva nel 2013 con un telaio di carbonio da supercar e un quattro cilindri turbo di 1.750 cm³ e 240 CV che, su 900 kg scarsi, fa miracoli. Lo 0-100 in 4,5 secondi è solo la conseguenza naturale di tanta dieta, ma i numeri raccontano solo parte della storia: la 4C segna il ritorno del marchio di Arese alle sportive vere, non quelle con un alettone e un badge tanto per far scena. Non è esente da difetti ma ce ne sono talmente pochi esemplari – meno di mille quelli immatricolati in Italia – che considerarla un’auto da collezione è pleonastico.
La Peugeot che non ti aspetti
La RCZ debutta nel 2010 e lascia prima di tutto sorpresi, perché una coupé compatta non se l’aspettava nessuno dalla Peugeot, né tantomeno che osasse addirittura una doppia gobba sul tetto alla Zagato. Il frontale è aggressivo ma tutto family feeling, la linea laterale ricorda un po’ l’Audi TT mentre il posteriore muscoloso annuncia prestazioni vigorose. Promesse mantenute da un 1.6 turbo con 156 o 200 CV (ma la versione R del 2013 arriva addirittura a 270 CV) e nonostante la trazione anteriore sa divertire: agile, affilata e con un che di esotico che non guasta.
Selvaggia e appariscente
La Focus RS di seconda generazione arriva nel 2009 e stacca subito il biglietto di trazione anteriore più potente del mondo. Una medaglia appuntata su un’estetica arrogante con sfacciati colori fluo, un’enorme voragine trapezoidale nel muso, un estrattore condito da due grossi tubi di scarico e la grazia di un bulldog nello scaricare i 350 CV del suo 5 cilindri 2.3 turbo da 350 CV. Un’auto poco incline ai compromessi, anche se gli interni sono inaspettatamente piatti – eccetto gli splendidi sedili Recaro – rispetto all’esuberanza esterna, che rimane il suo segno distintivo.
Semplice piacere di guida
Arriva nel 2012 la Toyota GT86, coupé giapponese che ricorda al mondo che non servono mille cavalli per divertirsi ma 200, sprigionati da un 2 litri boxer aspirato, sviluppato dalla Subaru, partner del progetto. Trazione posteriore, differenziale autobloccante, cambio manuale a 6 marce, 1.312 Kg di peso e un telaio reattivo, affamato di curve sono una ricetta che conquista subito gli amanti delle sportive. Il suo merito è stato arrivare come una ventata di aria fresca tra le sportive leggere e dal prezzo accessibile, diventando immediatamente un classico, un simbolo del piacere di guida.
Un ritorno riuscito
Porta nel nome – Alpine A110 – il peso di una leggenda dei rally e quando rinasce nel 2017 sono tutti concordi: l’esperimento non è un semplice revival ma rilancia il DNA dell’auto più iconica del marchio francese, trasportandola nel nuovo millennio. Un peso piuma – 1.100 kg scarsi – che, con la spinta di un 1.8 turbo da 252 a 300 CV, vola tra le curve con agilità ed equilibrio: non vuole fare la guerriera, preferisce danzare e dimostrare nei fatti il perfetto matrimonio tra estetica e meccanica. Difficile non includerla nella nostra lista, di lei si parlerà ancora tra 20 anni.
Un vero giaguaro
Dimentichiamo le ultime immagini associate alla Jaguar e torniamo al 2013, quando la F-Type non ha alcun timore di scomodare un mito come la E-Type, fonte di ispirazione per una coupé dalle forme feline e aggressive. Dimensioni compatte, curve dove servono e una colonna sonora da premio Oscar a base di sei e otto cilindri con sonorità teatrali e potenze da 340 a 550 CV. C’è anche un quattro cilindri 2.0 da 300 CV e la trazione può essere posteriore o integrale. Impossibile dimenticarsi di lei: nostalgica, affascinante, capace di graffiare, ma con classe.
Un cocktail perfetto
Gli intenditori, non appena hanno visto la BMW M2, si sono dati un colpetto di gomito e hanno strizzato l’occhio. Quando è comparsa sul mercato, nel 2016 la più piccola delle M ha messo sul tavolo una ricetta quasi dimenticata: dimensioni compatte, carrozzeria mascolina e il sei cilindri in linea biturbo pronto a scatenare 370 CV. Una ritrovata voglia di potenza non addomesticata che nella versione Competition dice 410 CV e con la rara CS (solo 2.200 esemplari) sprizza adrenalina a quota 450. È già un classico da collezione, forse l’ultima della sua specie.
Brava Giulia
Nel 2016 la Giulia ha ridato un’anima e un senso a un concetto, quello della berlina sportiva, che è parte integrante della storia dell’Alfa Romeo. Il ritorno della trazione posteriore nobilita una linea che tocca le corde più profonde del cuore sportivo e i motori sono vivaci, grintosi e quel capolavoro del V6 da 510 CV con lo zampino della Ferrari, che rende il Quadrifoglio più verde che mai. GTA e GTAm aggiungono capitoli ad alte prestazioni a un’auto che entusiasma anche nell’allestimento più morigerato, riportando l’Alfa ai vertici della dinamica di guida.
Concentrato di classe
Portatrice dal 2011 di un nuovo linguaggio stilistico che reinterpreta il fascino regale della Range Rover su scala ridotta, la Evoque strizza l’occhio a un pubblico cittadino, proponendosi per sfilate d’alta moda tra i marciapiedi. Linee moderne e affilate che non tradiscono gli stilemi che hanno definito il mito della Range, anche quando si tratta di sporcare le ruote in fuoristrada: un compito che la versione a quattro ruote motrici svolge più volentieri di quella a trazione anteriore, sempre supportate dai 4 cilindri turbo, diesel (150 o 190 CV) e benzina (200-240 CV).
Piccola belva
Poche auto hanno fatto parlare di sé così tanto e poche hanno fatto spendere la parola “instant classic” come il pepatissimo regalo che, nel 2020, Toyota ha fatto agli appassionati. Una Yaris da rally con un nervosissimo tre cilindri turbo da 261 CV, trazione integrale, cambio manuale a 6 marce, doppio differenziale autobloccante Torsen e una cura dimagrante che parte dal tetto di fibra di carbonio e si ferma a 1.285 kg. Il risultato è una furiosa ma perfettamente fruibile piccola belva che parla solo la lingua del divertimento.