Da un paio di giorni la chat WhattsApp del gruppo di iscritti veneti che dovevano partecipare al Panda Raid ha cambiato nome: adesso si chiama Sahara Racing Cup.
Dopo il ritiro obbligato dal raid spagnolo in Marocco a causa dell’allarmismo da coronavirus per i contagi nel nostro Paese (la polizza assicurativa non avrebbe coperto l’evento “in caso di epidemie o pandemie”, come si legge nella mail che l’organizzazione ha inviato agli iscritti dall’Italia), in molti hanno optato per la Sahara Racing Cup, la gara tunisina fatta anche lei apposta per le Panda prima serie ma stavolta con organizzazione italiana, che si svolgerà dal 29 marzo al 5 aprile.
Niente paura. “Abbiamo sentito anche stamani le autorità tunisine e ci hanno confermato che non bloccheranno il raid per via del coronavirus”, ci tiene subito a precisare Federico Didoné, organizzatore del Sahara Racing Cup insieme a Roberto Bianchin. “E anche se a seconda dell’evolversi della situazione si dovesse imporre prima di fine mese uno stop alla manifestazione, in cui concorrono quasi tutti equipaggi italiani, la corsa sarà semplicemente rimandata a ottobre”. L’evento è tra l’altro in collaborazione con Fta (la Federazione Tunisina Auto) e Ontt, ovvero l’ente nazionale del turismo della Tunisia.
Una piccola Dakar.Le iscrizioni rimarranno aperte fino a una decina di giorni prima dell’inizio. Quindici equipaggi ex partecipanti del Panda Raid hanno già confermato, altri devono ancora capire se riescono a spostare i giorni di ferie dal periodo che avevano previsto per l’altra gara. In generale i team che devono dare l’ok definitivo sono circa 45: provengono anche da Roma, da Savona, da Cuneo e dalla Sardegna. “L’anno scorso il nostro raid era al debutto con 32 Panda. Arrivare al raddoppio quest’anno ci sembra un gran bel successo”, spiega Roberto Bianchin. “Del resto ci siamo ispirati alla Parigi-Dakar, che all’inizio passava in Tunisia, e 300-400 equipaggi da gestire in certe condizioni di gara sarebbero troppi”, prosegue.
Gara di orientamento. Il Sahara Racing Cup si svilupperà su sei stage creati con difficoltà progressiva, con partenza e rientro ad Hammamet. Queste le altre località in cui farà tappa: le montagne della zona di Matmata, Bir Soltane, l’oasi di Ksar Ghilane, Zmela Labrissa e Douz. Oltre a Tunisi, per l’approdo via nave dalle città di partenza e il ritorno. Di media la lunghezza di ogni tratto va dai 180 ai 250 km, per un totale di circa 1600 km. Si tratta di una gara non di velocità, come il Panda Raid, ma in prevalenza di orientamento, anche se ci sono dei tempi massimi per i passaggi ai check point. “Bisogna poi toccare gli “way point” per evitare penalità”, spiega Bianchin. Fra i percorsi più entusiasmanti, “le piste con i sassi in cui ci si diverte a correre”, specifica l’organizzatore. “Quando però cominci a muoverti sulle dune, per 10 km puoi impiegare anche 2-3 ore!”.
Si viaggia leggeri. A differenza del Panda Raid, oltre che seguire road book e bussola, sono ammessi il gps e in generale la tecnologia. L’importante, insomma, è seguire la direzione. Inoltre i campi di sosta per la notte sono già preparati e attrezzati con tutto il necessario dall’organizzazione; le ultime due notti si passano in hotel e vengono forniti tre pasti al giorno (con lunch pack a mezzogiorno). Dato che si percorrono parecchi km sulla sabbia, le Panda viaggiano vuote, o almeno senza le casse dei ricambi, che vengono trasportate assieme alle valigie dei team sui camion dell’assistenza. Infine, last but not least, la competizione sarà diretta da Fabrizio Fondacci, direttore di gara in Formula 1 a Monza.