La piccola sportiva britannica, nata nel 1995 durante il periodo della proprietà dell’imprenditore italiano Romano Artioli (il padre della meravigliosa Bugatti EB110) festeggia oggi i suoi primi vent’anni di vita con un record di vendite: 40.000 esemplari.
Si tratta di una vettura che ha decisamente creato scompiglio nel segmento. Ha infatti proposto al mercato, in concorrenza con una pletora di vetture più o meno definibili “emozionali”, la più pura concretizzazione della sportività britannica e del credo del fondatore, sir Arthur Colin Bruce Chapman: “il peso è il nemico delle prestazioni”. A mero titolo di esempio, l’abitacolo dell’Elise presenta, a vista, parti del telaio.
La Lotus Elise, tutt’ora produzione e, ben lungi dal sentire il peso della vecchiaia (di fatto, tramontata la Esprit, è diventata il benchmark della produzione Lotus: da lei sono state derivate Europa, 340R, Exige, 2-Eleven ed Evora), ha rivoluzionato l’industria automobilistica con una costruzione leggera e molto flessibile: un’infrastruttura di estrusi d’alluminio incollati tra loro, una soluzione che ha rappresentato la base per un’auto piccola, leggera, veloce e divertente. Infatti il peso dell’intero telaio, di soli 68 kg, ha permesso di ottenere caratteristiche uniche in termini di handling e “percezione” del feeling uomo-macchina.
1993: L’idea di Romano Artioli
L’imprenditore trentino, acquisita la proprietà di Lotus Cars nel ’93, in un momento di grande difficoltà finanziaria per l’azienda, si preoccupò di concludere la produzione della Elan motorizzata Isuzu e di partire con un progetto completamente nuovo, siglato M111.
L’obbiettivo, allora, fu di creare una Lotus che rispettasse al 100% la filosofia tracciata da Colin Chapman: leggera, pura. Inoltre, Romano Artioli richiese specificamente di adottare tutte le soluzioni possibili per arrivare a proporre un prezzo contenuto. Abbandonata l’idea di un telaio in carbonio (troppo costoso e delicato), la scelta cadde su una scocca in alluminio, metallo leggero e molto rigido (in fase di test arrivò a sostenere potenze di 600 CV). Quindi, dopo aver assegnato il design a un reparto interno della Lotus stessa (dopo una gara tra proposte da altri Paesi, tra cui Francia e Italia), si presentò il problema della scelta del motore. Anche questo, per espressa esigenza del progetto, avrebbe dovuto essere molto leggero per non compromettere prestazioni e, soprattutto, agilità.
La scelta cadde su un’unità Rover, derivata da un motore Honda, abbinato a un cambio a 5 marce pure questo di derivazione Honda. Era un “motorino” piccolo, estremamente compatto e molto prestazionale. Il piccolo 4 cilindri da 1,8 litri (utilizzato anche sulla MG F) erogava 120 cavalli.
1996: Il debutto
Al Salone di Francoforte del settembre 1995 debuttò la nuova Lotus Elise, nome che rendeva omaggio alla piccola Elisa, nipote dell’ingegner Artioli, nata durante la gestazione del progetto. Lanciata “in pasto” al mercato nell’agosto 1996 riscosse, da subito, un successo sensazionale da parte di clienti e di stampa specializzata.
Nei mesi successivi iniziò il valzer delle evoluzioni di quel primo modello: nel 1998 la Elise Sport 135 potenziata a 135 CV, nel 1999 la 111S da 145 CV (dagli iniziali 100 esemplari previsti, la produzione ha quasi sfiorato quota 340) e nel 2000 la Sport 160 e l’estrema 340R, quest’ultima tirata in 340 esemplari (170 CV in versione “normale”, 190 con il Track Pack).
2001: la seconda serie
Nel 2001 il progetto fu aggiornato (Elise S2): nuovo design, più moderno, alcune modifiche strutturali per migliorare il comfort, modifiche di carrozzeria per aumentare l’effetto aerodinamico, assetto modificato per migliorare la risposta del telaio e ancora motore Rover da 122 CV aggiornato alla normativa Euro 3. Presentata al Salone di Birmingham dell’ottobre 2001, fu commercializzata dalla primavera del 2002.
Serie speciali: Sport 135 (da gennaio 2002, 135 CV), 111 e 111S (giugno 2002: 160 CV, cambio modificato), 135R (come Sport 135 ma con assetto molto più sportivo), Type 72, Type 49, Type 25 e 99T.
2004: motore Toyota
Considerate una serie di criticità del motore Rover, non adeguatamente affidabile, Lotus iniziò a valutare un motore alternativo e nel 2003 debuttò l’unità 4 cilindri Toyota da 1.8 litri (tipo 2ZZ-GE VVTL-i), con 192 CV, abbinato a un cambio, anch’esso di origine Toyota, a 6 marce. Sulla nuova Elise 111R furono inoltre modificati l’assetto, i freni (introdotto il servofreno e l’ABS) e gli interni, più curati. Nel frattempo, naturalmente, continuò la produzione della Elise 111S e della Elise S2 motorizzate Rover. Questa fu interrotta nel 2006.
Nell’estate di quell’anno, mancando la versione “entry level”, Lotus presentò la Elise S, il modello d’attacco: estetica simile alla Elise 111R e nuovo motore Toyota 1.8 ma con 136 CV. Successivamente la gamma fu ulteriormente allargata verso l’alto con la Elise SC, dotata del motore dell’Exige, nel frattempo entrata in produzione, e caratterizzata dalla presenza di un compressore volumetrico capace di innalzare la potenza a oltre 220 CV. Nel 2008 gli interni furono modificati con una nuova plancia e con l’introduzione degli airbag anteriori.
Versioni speciali: Elise Sports Racer (2005), Elise Type 72D (2007), Elise Type 25 (2008), Elise Club Racer (2009).
2010: l’Elise attuale (3° serie)
Per rispondere alla nuova normativa Euro 5 (2011), Lotus ha iniziato a utilizzare un nuovo motore Toyota da 1.6 litri, serie 1ZR-FAE, da 136 CV. Questo motore, all’inizio del 2010, è stato installato sulla nuova Lotus Elise presentata al Salone di Ginevra di marzo e notevolmente aggiornata nel design esterno (ma con interni invariati). Successivamente sono state introdotte la Elise R (192 CV) e la Elise S (220 CV).
Alvise-Marco Seno