Lotus è uno dei costruttori indipendenti più amati. In oltre 70 anni di attività, la Casa di Hethel ha sempre tenuto fede ai diktat del fondatore Colin Chapman, ossessionato dalla leggerezza: questo ha consentito alla Lotus di affermarsi sia nella produzione di sportive stradali sia nelle competizioni. Una leggenda che dura fino ai giorni nostri e che continua a raccogliere il favore di una folta schiera di “petrolhead” in tutto il mondo. Nel 2021 ci saranno molte ricorrenze da celebrare, iniziamo quindi con quelle di casa Lotus.
Sono passati 70 anni da quando il fondatore, Colin Chapman costruì la sua terza auto, la Lotus Mark III. Per la stagione agonistica del 1951, Chapman decise di concentrarsi sulle gare su circuito e perciò assemblò una vettura per competere nella Formula 750. Iniziò smontando una piccola Austin Seven del 1932, acquistata per sole 15 sterline e la rimontò su un suo telaio riassemblandola da zero. Dopo aver sostituito quasi tutti i componenti, la sua creazione pesava solo 370 kg. Con un peso piuma, accelerava da 0 a 80 km/h in 6,6 secondi, raggiungendo una velocità massima superiore ai 150 km/h. Risultati straordinari se si considera che la base meccanica derivava da un’utilitaria dell’anteguerra. La vettura, registrata come “LMU3” corse per la prima volta sul circuito di Castle Combe nel Wiltshire conquistando il primo posto. Durante la stagione 1951 dette prova della sua competitività sbaragliando gli altri concorrenti. Chapman usò la stessa vettura per portare la fidanzata (e futura moglie) Hazel in Scozia per trascorrere le vacanze. E chi l’ha detto che il dilettevole non possa essere anche utile…
1961. I 60 anni dalla Lotus Type 21. Nei 10 anni successivi al debutto della Lotus Mark III cambiarono molte cose. Chapman sviluppò e costruì da zero un prototipo in sole sei settimane: questa volta si giocava pesante, in quanto la nuova monoposto a motore centrale, la Lotus Type 21 avrebbe gareggiato nella stagione 1961 del Campionato di Formula 1. Come sempre, il progetto verteva su leggerezza e aerodinamica, i pilastri di tutta la produzione Lotus. L’innovativo profilo aerodinamico della Type 21 era ottenuto mediante una seduta più bassa e inclinata: il pilota guidava infatti in una posizione arretrata. Tutto ciò riduceva l’altezza di marcia e il baricentro della vettura. Un’impostazione che sembra ovvia al giorno d’oggi, del tutto pionieristica all’epoca. La Type 21 fece il suo debutto al Gran Premio di Monaco ma, la sua unica vittoria nel Campionato ‘61 fu a Watkins Glen, negli Stati Uniti, con Innes Ireland al volante. Sebbene poco significativa per il piazzamento in classifica, quella fu la prima vittoria in F1 per il Lotus “Team Works”, la scuderia sportiva di Colin Chapman.
I 50 anni della Type 56 B, la Lotus a turbina. Per il Campionato di Formula 1 del 1971 Chapman decise di rielaborare la Lotus Type 56 della Formula Indy. La nuova vettura, indicata come Type 56 B era fortemente innovativa: la monoposto utilizzava un motore a turbina Pratt & Whitney che funzionava con cherosene aeronautico. Nei primi anni 70, l’uso di questo carburante era considerato un passo avanti in termini di sicurezza, in quanto meno infiammabile delle benzine da gara. La Type 56 B ha fatto il suo debutto mondiale il 21 marzo 1971 a Brands Hatch, durante la “Daily Mail Race of Champions” con la livrea Gold Leaf (rosso, bianco e oro). Al volante il pilota brasiliano Emerson Fittipaldi. L’assetto della nuova monoposto, tuttavia, mal si adattava al manto irregolare della pista e gli urti ripetuti al sottoscocca costrinsero la 56 B a ritirarsi al 33° giro. Altri problemi tecnici rovinarono le varie apparizioni della monoposto a turbina su vari circuiti. Anche le modifiche al regolamento della F1 sancirono l’interruzione definitiva del suo sviluppo: la Lotus Type 56 B rimase un esemplare unico. Ma la fame di vittorie, non si placò.
Lotus Europa Twin Cam. Il 1971 vide anche il debutto della Lotus Europa Twin Cam, primo progetto del designer Oliver Winterbottom. A metà degli anni Sessanta, Lotus aveva presentato la Type 46 Europa, equipaggiata con un motore di origine Renault. Nel ’71 Chapman decise di sostituire il motore francese con un propulsore bialbero Lotus-Ford da 1,6 litri (1.558 cc) sviluppato “in casa”, a Hethel. Tra il 1971 e il ’72 della Lotus Europa Twin Cam vennero costruiti 1600 esemplari.
La Type 88 e i suoi due telai. Lotus nei primi anni 80 si era affermata tra i costruttori di auto sportive e aveva collezionato successi significativi nel motorsport: sette titoli Costruttori e sei titoli Piloti in Formula 1. Per il Campionato F1 del 1981, Lotus sviluppò la Type 88, una delle monoposto più celebri di tutti i tempi perché… non ha mai corso. Si trattò di un “incidente di percorso” dovuto all’approccio pionieristico e imprudente di Chapman. Il patron di casa Lotus notando che il plurale di “chassis” (telaio) si scrive allo stesso modo, pensò che nel regolamento della Formula 1 non ci fosse nulla che impedisse ad una vettura di avere telai diversi. Così sviluppò due telai per la Type 88: il telaio principale era realizzato in fibra di carbonio e Kevlar, e integrava il motore e il cockpit del pilota; il secondo prevedeva un molleggio più morbido a fronte di una struttura più rigida capace di gestire tutta la deportanza aerodinamica. La monoposto avrebbe dovuto fare il suo debutto negli Stati Uniti al Grand Prix West del 1981 ma, la vettura venne fermata da un coro di disapprovazione delle squadre rivali e alla fine fu ritirata.
Il Campionato mondiale Rally. Intanto, la Lotus Sunbeam stava ottenendo buoni risultati nel Gruppo 4 del Campionato mondiale Rally con Henri Toivonen e Guy Fréquelin. Nel novembre del 1981 la Lotus Sunbeam raggiunse il suo unico il titolo Costruttori del Campionato del Mondo Rally. La vettura nacque quando la Chrysler Talbot commissionò alla Lotus lo sviluppo di una versione rally dell’utilitaria Sunbeam. Basata sul modello GLS da 1,6 litri, l’auto del Gruppo 4 adottava sospensioni più rigide, una barra antirollio più grande e una trasmissione più robusta che si avvaleva di un cambio ZF. Il motore era una variante da 2,2 litri (2.172 cc) del quattro cilindri “Lotus 907”. La Sunbeam venne presentata al Salone dell’Automobile di Ginevra del 1979 e incontrò recensioni entusiastiche dei media. Nel 1980, Henri Toivonen vinse il 29° RAC Lombard Rally con questa vettura e nel 1981 i molteplici successi della Sunbeam consentirono alla Lotus di vincere il titolo Costruttori nel WRC.
Solo per i tuoi occhi. Il 12 giugno 1981, la prima proiezione di For Your Eyes Only: il dodicesimo film della serie James Bond e il quinto interpretato da Roger Moore nei panni dell’agente segreto britannico. La co-protagonista di questo grande classico della spy story ambientata nel bel mezzo della Guerra Fredda è una Lotus Esprit Turbo, che sfreccia sulle Dolomiti intorno a Cortina d’Ampezzo con due portasci sul tetto. Per la seconda volta una Esprit veniva usata come “Bond Car”. Quattro anni prima, nell’episodio “The Spy Who Loved Me” appariva un esemplare bianco, in configurazione anfibia. Celebre la sequenza in cui la Esprit emergeva dalle acque cristalline della Costa Smeralda, sfilando sulla spiaggia di Cala di Volpe. Scena memorabile ma, soprattutto un’abile mossa di product placement che incrementò le vendite della Lotus e la sua popolarità tra gli appassionati.
Il V8 della Esprit. L’anno 1996 per Lotus sarà sempre ricordato per la commercializzazione della fortunatissima Lotus Elise ma, è importante ricordare che un quarto di secolo fa, venne presentata la Lotus Esprit V8. Il nuovo motore era un otto cilindri realizzato in alluminio, dotato di due turbo e raffreddato ad acqua. Un’unità leggera e compatta, che occupava meno spazio rispetto al quattro cilindri turbo da 2,2 litri che andava a sostituire. Il debutto avvenne in pista, al Paul Ricard: per rimarcare, qualora ce ne fosse stato bisogno, che nonostante i 20 anni di anzianità, la Esprit poteva ancora dire la sua. Per il lancio venne approntata la variante da corsa GT1. Quattro giorni dopo, al Salone dell’Automobile di Ginevra, fu la volta della versione stradale, capace di raggiungere i 280 km/h e di accelerare da 0 a 100 km/h in meno di cinque secondi. Nel 2000, il motore V8 da 3,5 litri traghettò la Esprit nel nuovo millennio: aggiornato per soddisfare gli standard ambientali e di sicurezza, il propulsore erogava 350 CV e 400 Nm.
Elise 2.0. La seconda generazione della Elise venne presentata al Motor Show di Birmingham nell’ottobre 2000 per essere commercializzata l’anno successivo. La carrozzeria venne ridisegnata e gli interni rivisti in alcuni particolari. Anche il tetto venne riprogettato, così come vennero ritarate le sospensioni. Il motore Rover serie K venne mantenuto ma, era equipaggiato con un sistema di gestione elettronica sviluppato dalla Lotus; l’unità guadagnò 2 CV supplementari, portando la potenza complessiva a 120 CV. La seconda generazione della Elise raggiunse un risultato che sembrava impossibile: migliorare il modello originale, un’auto che tutti pensavano fosse “intoccabile” per la sua straordinaria maneggevolezza.
Del resto, non c’è limite al meglio.