Negli anni Sessanta debutta la Grifo: stile italiano, motore possente e americano. Un’auto dall’indubbio fascino…
La storia odierna ha come protagonista la Iso Grifo. Una vettura decisamente interessante, nata con l’intento di aumentare in maniera esponenziale la fama del marchio. Il progetto che darà alla luce il modello definitivo prende forma nel 1963, anno in cui viene presenta al Salone di Torino la vettura sperimentale “Iso A3 Grifo” commissionata dalla Casa al carrozziere torinese Bertone. Un modello molto personale e di grande carattere, capace di ottenere fin da subito interessi e consensi da parte della stampa specializzata e del pubblico.
Design personale. La prima versione della Grifo differisce dalla versione definitiva (del 1964) non tanto nell’impostazione complessiva, quanto nello smussamento di certe linee spigolose. La vettura si contraddistingue per una linea slanciata, molto bassa e allargata. Il frontale mette in evidenza due grandi elementi orizzontali, fanaleria dalle dimensioni generose e una rete cromata, che conferisce a tutto il complesso un aspetto decisamente sportivo. Le fiancate dalle linee semplici ed essenziali sono arricchite dalla presenza di una modanatura cromata alla base della portiera e da due marcate feritoie, poste immediatamente dietro i passa-ruota. La linea slanciata culmina poi in una coda a profilo modernamente tronco, elegante e in armonia con il resto della carrozzeria.
Abitacolo curato. A bordo i posti sono due, comodi sia in senso trasversale sia in lunghezza. L’accesso, nonostante le caratteristiche sportive, non è difficile grazie alle abbondanti dimensioni delle portiere e al loro angolo di apertura. L’interno è rivestito in pelle, il pianale in moquette mentre la plancia ha componenti in legno nella parte centrale. La strumentazione è completa e ben visibile. Non mancano inoltre molteplici vani porta oggetti, come il cassetto sulla plancia oppure sul tunnel centrale.
La tecnica. Il “cuore” della Grifo è il vigoroso motore 8 cilindri a V derivato dalla Chevrolet Corvette: cilindrata di 5358 cc e potenza massima di 350 cv (SAE). Nel complesso, l’impostazione tecnica prevede: motore anteriore, differenziale autobloccante, trazione sulle ruote posteriori e cambio di velocità manuale con rapporti tutti sincronizzati. Ancora: la vettura è una due posti, due porte, con telaio a piattaforma, avantreno a ruote indipendenti, trapezi, molle elicoidali. Retrotreno tipo “De Dion” con molle elicoidali, bracci longitudinali di spinta e reazione e bracci trasversali. Ammortizzatori idraulici telescopici sulle quattro ruote. Freni a disco sulle quattro ruote e servofreno a depressione, con i due posteriori montati a ridosso del differenziale.
La prova di Quattroruote. La prova effettuata dalla “nostra” rivista ha messo in luce una tenuta di strada buona, sia alle medie che alle alte velocità. Vista la notevole potenza a disposizione, però, stando a quanto rilevato dal collega giornalista, sarebbe stato opportuno disporre di uno sterzo meno demoltiplicato, per poter gestire più rapidamente l’auto. Il cambio sfodera una manovrabilità limitata, soprattutto nel passaggio prima-seconda e nell’innesto della retromarcia. Inoltre, a caldo, è un po’ rumoroso in folle. I freni dimostrano una certa lentezza alle basse velocità, soglia dopo la quale diventano efficienti. Nel complesso viene definita come una granturismo dalle prestazioni elevate, che ha il grande vantaggio di poter essere guidata anche in maniera turistica.
Voi, che ne dite? A questo punto siamo curiosi di conoscere la vostra opinione sulla Grifo. Vi piace/piaceva? All’epoca, avendo la possibilità, l’avreste comprata oppure vi sareste orientati su altri modelli? Qualcuno della nostra community l’ha mai posseduta? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia originale da raccontarci sul suo conto, potete scriveteci una mail formato post (breve descrizione abbinata, se possibile, a immagini) all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.