Al Salone di Ginevra del 1962, Maserati presentava la Sebring: una classica GT pensata per sostituire le 3500 GTI, ormai a fine carriera. Un modello di transizione che riuscì a ritagliarsi il suo spazio nella gamma del Tridente e nel cuore dei maseratisti.
La “Sebring” nacque nel 1962, quando in Maserati si stava concludendo il fortunato ciclo della “3500 GT”, a listino dal 1957 al ‘64 e stava per cominciare quello della “Mistral”, presentata nel 1963. Il nome si rifaceva a quello del circuito della Florida a cui la Casa del Tridente era molto legata, dopo la memorabile vittoria di Juan Manuel Fangio e di Jean Marie Behra con la Maserati 450 S alla 12 Ore di Sebring del 1957. Per rendere omaggio al glorioso trascorso agonistico, in Maserati si pensò così di aggiungere una “S” alla nomenclatura 3500 GTI Coupé, acronimo di Sebring: nome con il quale la nascente GT modenese divenne nota tra gli appassionati.
Lo stile. Evoluzione della 3500 GTI, la Maserati “Tipo AM 101” venne realizzata sul pianale accorciato della 3500 GT Spider. Le linee del nuovo coupé vennero tracciate da Giovanni Michelotti, all’epoca in forza alla carrozzeria Vignale. Rispetto al modello precedente, in cui erano ancora riscontrabili alcuni stilemi tipici della produzione anni 50, la Sebring parlava già il linguaggio delle sportive anni 60: la vista laterale era caratterizzata padiglione più squadrato e raccolto, con montanti sottili e vetratura integrale mentre la linea di cintura era piuttosto alta per l’epoca. Sul frontale spiccavano i doppi fari circolari e la calandra rettangolare con al centro l’immancabile tridente in ottone lucidate.
Sportiva ma comoda. Secondo la migliore tradizione Maserati anche sulla Sebring non mancavano accessori di prestigio e, a richiesta, erano disponibili optional come il climatizzatore, le ruote a raggi “Borrani” e persino il cambio automatico.
La meccanica. La Sebring condivideva con la 3500 GT gran parte della meccanica e, mutuando anche lo stesso schema tecnico, beneficiò di una serie di migliorie tecniche che ne accentuarono l’indole sportiva.
Il telaio era di tipo tubolare, le sospensioni anteriori prevedevano uno schema a ruote indipendenti con bracci oscillanti mentre al posteriore venne mantenuto il ponte rigido con balestre semiellittiche, barre antirollio e ammortizzatori idraulici telescopici. Sofisticato per l’epoca l’impianto frenante a doppio circuito con dischi sulle quattro ruote. Il cuore della Maserati Sebring era dunque lo stesso sei cilindri da 3.585 cc con iniezione Lucas, capace di erogare 235 CV e raggiungere i 235 km/h. Si calcola che quattro esemplari vennero equipaggiati, invece, con il motore a carburatori.
Secondo atto. Nel 1965 debuttò la seconda serie, disponibile nelle varianti da 3.7 e 4.0 litri. Quest’ultimo, condiviso con la Mistral, migliorò sensibilmente le prestazioni della Maserati Sebring.
Intanto venne ridisegnato il frontale: cambiava la finitura dei doppi fari circolari, vennero impiegati nuovi indicatori di direzione e una presa d’aria sul cofano motore di disegno diverso, mentre quelle laterali furono collocate più in alto sui parafanghi. La coda, solida e compatta, venne caratterizzata dalla fanaleria della Quattroporte.
Sipario! La prima serie della Maserati Sebring terminò con 348 esemplari all’attivo di cui ne sono sopravvissuti pochissimi. La seconda serie è ancora più rara: si stima una produzione di circa 250 esemplari. Il lancio della Ghibli, nel 1967, segnò una battuta d’arresto per la Sebring che uscì definitivamente di scena nel 1969. La GT modenese, tuttavia, si fece apprezzare da importanti collezionisti come l’allora astro nascente dell’opera lirica, Luciano Pavarotti e il magnate dei cristalli Adrian Swarovski.