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Mille Miglia 2015: seconda tappa in stile Dakar

Quattordici ore per percorrere 410 chilometri: sembra più la Dakar della Mille Miglia… E, invece, niente piste sudamericane. Semplicemente, una seconda tappa che, partita da Rimini, ha attraversato meravigliosi centri storici, scavalcato colline e passi, fino ad arrivare a Roma, dove le vetture sono state raggruppate per la cavalcata finale nel cuore della Capitale. Tutto questo richiede, inevitabilmente, tempo e fatica, ma lascia più che mai negli equipaggi la sensazione di stare vivendo un’esperienza unica.

Ma andiamo con ordine. Lasciata la Riviera Adriatica affrontiamo le prime, difficili, prove a San Marino, la cui cittadella era affollata già dal mattino. Poi, di collina in collina, si scende nella Marche, fino a Senigallia, dove sono previste altre prove e una (breve) pausa per il pranzo (leggero, soprattutto per i navigatori, sballottati negli abitacoli…). A quel punto viene il turno della prima delle otto prove di media in programma, tra l’altro prevista subito dopo una serie di prove di precisione concatenate, cosa che impone, a chi si destreggia con la strumentazione, di essere molto rapido. Nel frattempo, il cielo grigio del mattino lascia spazio a squarci di luce e di azzurro mentre si corre da Loreto a Recanati e Macerata, percorrendone antiche vie e piazze tra ali di gente appassionata; a un certo punto, la Mille Miglia si mescola anche a un raduno di Alpini, accentuando l’impressione di giorno festivo.

Ad Ascoli Piceno la piazza centrale è colma di folla; poi, ci attende un’altra prova di media, per noi imposta a 44 km/h, cosa che richiede al co-driver e al pilota la massima concentrazione. Dopo Teramo si sale verso l’Appennino, che si scavalca col passo delle Capannelle. Il traffico scompare, svaniscono le Alfa Romeo, le Porsche, le strane vetture simili a hot rod americane che, fin qui, ci hanno spesso seguito, pur non facendo parte della carovana ufficiale. È il momento di godersi la guida pura e Karl Wendlinger, al volante della nostra Mercedes 300 SL nera, non è certo il tipo da tirarsi indietro. Del resto, nelle sue mani la sportiva tedesca sembra leggera e danza da una curva all’altra con agilità, fino a raggiungere Rieti.

Roma ci attende: ci si arriva passando dallo Stadio Olimpico, dove la polizia provvede a raggruppare le vetture e a scortarle per le strade cittadine fino alla passerella di Castel Sant’Angelo, dove arriviamo intorno alle 22. C’è molta gente, compresi gli innumerevoli turisti che sempre affollano la Città eterna; quest’anno, a differenza dell’edizione 2014, anche gli equipaggi con numeri alti sono riusciti ad arrivarci a un’ora non troppo tarda e a godere dell’abbraccio del pubblico. Quando si giunge finalmente in albergo, i concorrenti si guardano in faccia stanchi (pensate a chi ha completato il percorso sulle vetture anteguerra, prendendosi anche un po’ di pioggia, ma per fortuna scampando ai nubifragi che hanno colpito il Nord Italia…), ma consapevoli di aver vissuto una giornata unica.

Poi, naturalmente, ci sono i top driver, la classifica. E la giornata ha visto una lotta combattuta per le posizioni di vertice (qui la classifica ufficiale). Dopo essere stato a lungo al comando, Vesco-Guerini (Fiat 514 MM) hanno dovuto cedere il passo agli argentini Tonconogy-Berisso (Bugatti T40); seguono Salviato-Moglia (Bugatti T40), l’equipaggio americano-argentino Stalmann-Sanchez (Bugatti T40) e Moceri-Galliani (Chrysler 72). Sono scivolati nella classifica, dalle posizioni di vertice, Mozzi-Biacca (ora noni con una OM 665) e Cristina-Baroli (decimi con una Bugatti T40 Gran Sport). La terza tappa ci riporterà verso Nord, passando da Siena, Pisa e Lucca, valicando l’Appennino lungo la statale dell’Abetone e arrivando a Parma, un’altra delle novità di questa edizione.

Laura Confalonieri

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