Due settimane prima delle F1 moderne, ogni due anni tra le curve del circuito cittadino monegasco si sfidano le regine delle corse del passato. Bolidi da pelle d’oca e piloti di grande coraggio. Ecco com’è andata.
Ogni due anni, il tracciato cittadino di F1 a Montecarlo si tinge di vintage. Due settimane prima della gara delle monoposto moderne, si danno infatti appuntamento qui alcuni dei più noti collezionisti delle auto da corsa di ieri per dare vita al Grand Prix Historique. Organizzato con maestria dall’Automobil Club di Monaco, e giunto alla nona edizione, l’evento concentra su tre giorni prove e gare mettendo uno contro l’altro diverse categorie di bolidi: anteguerra, F1 e F2 ante 1961, vetture Sport che hanno gareggiato tra il 1952 e il 1955, F1 entro i 1500 cm³ costruite tra il 1961 e il 1965, F1 nate tra il 1966 e il 1972, senza “effetto suolo” degli anni tra il 1973 e il 1978 e Formula 3 di 2 litri che si sono sfidate tra il 1974 e il 1978.
Ci si trova come su una macchina del tempo programmata all’indietro di una quarantina d’anni e più. Il circuito è quello per le F1 di oggi, ma il rumore, la vista dei bolidi che si guidano ancora con il corpo e il profumo vero della benzina sono da pelle d’oca garantita. A iniettare ulteriore fascino, la presenza di grandi nomi delle corse di ieri: Jackie Ickx, Jochen Mass, Jean Pierre Jabouille, Alain Prost, Gerhard Berger sono solo alcuni degli avvistamenti al paddock e in pista quest’anno.
Oltre 300 le vetture che hanno rombato in pista tra il 9 e l’11 maggio. Non si contavano le Alfa Romeo, Aston Martin, Bugatti, Cooper, Ferrari, Jaguar, Lotus e Maserati che si sono date battaglia tra le rinomate curve monegasche. Il livello della competizione è stato elevatissimo, al punto che sia nelle prove sia durante le gare non sono mancati incidenti spettacolari, fortunatamente senza conseguenze per i piloti. Nella giornata di sabato alla St. Devote anche una Lotus 49 ex Jim Clark ha capitolato sul guardrail.
Sotto un sole splendente, la prima gara del mattino di domenica ha visto assegnare la prima piazza a un’Alfa Romeo P3 del 1934, condotta da Matthew Grist, che ha interrotto il dominio delle ERA, relegando al secondo posto Paddins Dowling su una ERA B del 1936. Un’ora più tardi si sono date battaglia le F1 e F2 pre 1961, dove Roger Will su Cooper Climax T51 ha detto la sua.
Le F1 con motore 1500 hanno visto trionfare la Lotus Climax numero 11 di Andy Middlehurst. La gara ha visto l’argentino Jorge Ferioli su Lola Mk4 motorizzata Climax protagonista di uno spettacolare incidente: persa una ruota posteriore sul rettilineo, è andato a rovinare sul guardrail dopo numerose piroette.
Nel pomeriggio, Alex Buncombe su Jaguar Type C ha avuto la meglio nella categoria delle vetture sportive, mentre l’imprenditore e pilota italiano Paolo Barilla, vincitore a Le Mans nel 1985, ha conquistato il gradino più alto del podio tra le F3 di 2 litri su Chevron B34. Grande spettacolo anche nella gara del tardo pomeriggio tra le F1 senza “effetto suolo” degli anni 70: Micheal Lyons su Hesketh 308E ha vinto la corsa dietro la safety car entrata in pista quando Katsuaki Kubota su March 761, primo con le monoposto tra il 1966 e il 1972 su Lotus 72/6, ha colpito le barriere alla Massenet a due giri dalla fine.
La parata di Jacky Ickx e del Dr. Ulrich Hackenberg, del board di Audi, che hanno compiuto diversi giri del tracciato su due repliche delle Auto Union C-Type e Type D, ha infiammato l’entusiasmo sugli spalti. Sviluppata da Ferdinand Porsche la C-Type a 16 cilindri con 520 CV e una velocità di punta di 340 km/h è un po’ la “nonna” di tutte le F1, con il V16 di 6 litri montato alle spalle del pilota. Dopo le “frecce d’argento” l’indimenticata Renault F1 Turbo gialla e nera guidata da Jean Pierre Jabouille ha contribuito a rendere ancora più memorabile questo weekend di grandissima emozione e passione.