Gli scatti fotografici di Rodolfo Mailander, ammirati al Museo Mille Miglia di Brescia, catturano. Ti portano a entrare nel “quadro”. Parlano e raccontano di un contesto di corsa più ampio, anche sociale e culturale – siamo agli inizi degli anni 50 -, in cui nell’immagine è sempre presente anche il pubblico. Spettatori di un’Italia che sta uscendo faticosamente dalla Seconda guerra mondiale, stringendosi alle sue passioni: in questo caso, alle auto da corsa.
Mostra a quattro. L’elegante e inedita rassegna “1000 Miglia by Mailander”, al Museo Mille Miglia di Brescia, fa da apripista a un viaggio a tappe che vedrà, da venerdì 17 maggio, l’esposizione delle foto di “Rudy” Mailander anche in altri tre poli museali storici italiani di livello internazionale: il “Fratelli Cozzi” di Legnano (MI), il “Nicolis” di Villafranca di Verona e, a partire dal 6 giugno, il Mauto di Torino. Il merito di questo lungo lavoro va a cinque donne di successo, che hanno lavorato in team: Maria Bussolati, Elisabetta Cozzi, Silvia Nicolis, Lorenza Bravetta (Mauto) e Monica Mailander Macaluso (presidente della Fondazione Gino Macaluso). Vincenzo Leanza, direttore di Aci Storico ha dichiarato al riguardo: “È davvero meritevole questa sinergia tra quattro grandi musei e la Fondazione Macaluso, che supera i confini geografici mettendo a terra un progetto comune di promozione e valorizzazione della storia dell’auto. Una proposta, realizzata da cinque donne dell’automobile, in piena sintonia con i valori che Aci e Aci Storico intendono portare avanti”.
Scambio “digitale”. La curatrice della Fondazione Gino Macaluso, Federica Ellena, ci spiega come è partito e si è sviluppato il progetto: “Il lavoro è iniziato a fine 2023 da un’idea di Monica Mailander in dialogo con Maria Bussolati, la direttrice del Museo Mille Miglia, con l’intento di parlare dell’auto da un punto di vista diverso. In cui ci fosse spazio per la storia della società e per la storia culturale legata a questi oggetti. Il papà di Monica Mailander, Rodolfo Mailander, è stato un grande fotoreporter di corse negli anni 50, e quindi abbiamo deciso di selezionare i suoi scatti più significativi delle Mille Miglia che aveva documentato”. Le immagini dove sono custodite? “Presso il Revs Institute in Florida, che ha un enorme archivio. Con loro è stato un dialogo virtuale, perché gli americani avevano digitalizzato e didascalizzato oltre 30 mila negativi di Mailander. E lui, all’epoca, ha immortalato con la sua Leica soprattutto Brescia: qui infatti abbiamo 50 foto, un bel percorso che include anche tanti importanti personaggi”.
Un aspetto per rassegna. Abbiamo parlato di una mostra a tappe (dopo quella di Brescia, città della Mille Miglia), ognuna delle quali ha una sua specificità. La rassegna del Museo Nicolis, per esempio, si è focalizzata sui fratelli vicentini Marzotto di Valdagno, che parteciparono (e vinsero, nel caso di Giannino, addirittura due edizioni) quasi sempre su Ferrari. È l’Alfa Romeo, invece, la “protagonista” della selezione di foto al Museo Fratelli Cozzi. In quanto, dopo il ritiro della squadra della Casa del Portello dalla F.1, il suo ex alfiere, Juan Manuel Fangio si dedica anche alle gare su strada, diventando uno dei protagonisti della Mille Miglia. Ma sono soprattutto le belle Alfa ad attrarre l’obiettivo di “Rudy”. Al Mauto di Torino, invece, si potranno ammirare i ritratti delle celebrità del mondo dell’auto: piloti, team manager, ingegneri e giornalisti.
Che personaggio. Ma chi era Rodolfo Mailander? Per chi non lo ricorda, è stato un talento molto versatile, non solo nel mondo della fotografia, che lo ha assorbito per una parte della sua lunga carriera. “Rudy” (1923-2008), che aveva una grande passione per le auto, iniziò a fotografare a soli 18 anni, e già nel dopoguerra era diventato inviato di alcune importanti testate di settore, come Automobil Revue e Auto Motor und Sport. Dal 1950 al 1955, con la sua Leica, immortala le più belle corse in Europa. La sua padronanza delle lingue e la conoscenza dell’ambiente dei motori lo portano alla Daimler, a Stoccarda, come direttore delle relazioni esterne. Nel 1960, poi, si trasferì a Torino, per assumere il ruolo di direttore delle relazioni internazionali alla Fiat, dove lavorerà per quasi 30 anni, buona parte dei quali a stretto contatto con Gianni Agnelli e il fratello Umberto.