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Moto storiche, a Londra un’asta da sogno

Il 19 settembre a Londra Bonhams apre i suoi scrigni a due ruote: verranno battuti all’asta decine di pezzi della Robert White Collection, una delle collezioni provate più prestigiose. E tra moto da corsa, modern classic, americane di inizio 900 e rarità tedesche, c’è proprio l’imbarazzo della scelta. A prezzi tutto sommato accessibili. Ecco le 10 regine d’epoca da tenere d’occhio.

Sarà perché sono economicamente più accessibili delle auto e per chi vuole iniziare a restaurare un mezzo (i giovani soprattutto) è la soluzione attualmente più conveniente; sarà perché occupano meno spazio di un’auto e per chi non possiede un ampio garage le alternative sono quasi nulle; sarà infine perché la passione per le moto è molto più radicata di quella automobilistica, sta di fatto che le due ruote stanno conquistando sempre più terreno nei confronti delle auto da collezione. La riprova è nello spazio sempre maggiore che viene loro dedicato nelle mostre-scambio più connotate in senso automobilistico (vedi Auto e Moto d’Epoca di Padova che a ottobre ne ospiterà 400, un numero mai raggiunto fino a oggi). Oppure nel successo che da sempre riscontrano le mostre-scambio a carattere motociclistico, come quella di Imola, che ha raggiunto i 40 anni di vita ed è sempre molto frequentata.

Un’occasione per inziare, o per continuare a incrementare la propria collezione, la offre l’asta che Bonhams si accinge a battere a Londra il 19 settembre, dove andranno all’incanto una cinquantina di splendide moto della collezione privata “White Collection”. Qui di seguito ne abbiamo estrapolate 10 che a nostro giudizio meriterebbero un viaggio nel Regno Unito, incoraggiati anche dai vantaggi offerti dalla Sterlina ‘debole’ dopo l’esito del referndum sulla Brexit.

1) MV Agusta 500 GP, 1972/2008
La replica fedelissima, realizzata dalla Kay Engineering, della moto guidata da Giacomo Agostini nella classe 500 del Motomondiale del 1972, con cui conquistò il suo settimo titolo nella classe regina. Il lavoro della Casa inglese, durato anni e terminato nel 2008, è stato a dir poco maniacale: la moto tre cilindri è stata costruita da zero seguendo i progetti e i disegni di Arturo Magni, il capo del Reparto Corse della MV Agusta. Andrà all’asta a una cifra compresa tra 92 e 120mila euro.

2) Henderson KJ Four, 1931 (lotto 599)
Il valore collezionistico non esorbitante (40-46mila euro il prezzo di partenza) non deve trarre in inganno. Questo esemplare restaurato risale al 1931 e rappresenta il canto del cigno della produzione di questa poco nota Casa statunitense nata nel 1919 sull’onda dell’età dell’oro del motociclismo. Forte di un motore 4 tempi da 1.301 cc con valvole laterali, questa Henderson era un regina delle competizioni: grazie al sistema di lubrificazione forzata poteva tranquillamente sostenere le 100 miglia orarie per molto tempo.

3) Megola Touring, 1921 (lotto 610)
È il pezzo più bizzarro e caro della Robert White Collection (140-160 mila euro il prezzo base). La Megola, prodotta in Germania tra il 1921 e il 1925, è stata la moto più incredibile della storia: era alimentata da un motore da 640 cc montato radialmente sul mozzo della ruota anteriore. Questa versione Touring, a volte impegnata anche nelle competizioni poteva spingersi a una velocità massima di 85 miglia orarie. Restaurata due anni fa dal guru delle moto tedesche d’antan Armin Frey, questo è uno dei 15 esemplari giunto ai giorni nostri. Particolarità: ha ancora la componentistica originale e ha percorso solo 86 chilometri dalla fine del restauro.

4) Ducati 750 SS, 1974 (lotto 574)
Questa Super Sport del 1974 è l’esemplare della Ducati più riuscita, più vincente e più rara in circolazione. Più riuscita, perché è su questa moto che Paul Smart si impose nell’aprile 1972 a Imola davanti al compagno di squadra Bruno Spaggiari, prima di una lunga serie di successi sportivi. Più rara perché di questa versione della 750 SS con distribuzione desmodromica ne sono stati prodotti solo 410 esemplari. Rispetto alle SS che verranno, questa è del tipo con motore “round case” (più caro e complicato da produrre, quindi messo rapidamente fuori produzione a Borgo Panigale). Il suo valore – comprensivo di restauro – va da 69 a 81mila euro.

5) Egli/Vincent 998, 1968/2004 (lotto 582)
L’unione di due genialità: il costruttore svizzero di telai Fritz Egli e il potente motore V-Twin della inglese Vincent. Nel 1968 la prima moto nata da questo connubio – di fatto la prima café racer della storia – sbancò il campionato di velocità in salita elvetico. E da allora solo pochi specialisti hanno osato produrre in piccolissime quantità moto con queste specifiche. A questo si aggiunga che la reperibilità di propulsori Vincent è sempre stata difficile, visto che la gloriosa azienda inglese chiuse i battenti nel 1955 dopo aver segnato un’epoca coi suoi motori iperveloci. Questo esemplare – restaurato nel 2004 e con all’attivo alcune corse “classic” – sarà battuto all’asta a partire da 29-35mila euro.

6) Gilera 500 GP, 1957/2004 (lotto 588)
Anche in questo caso siamo di fronte alla replica “più originale dell’originale” di Kay Engineering, che si è cimentato con la quattro cilindri della Casa milanese che nel 1957 vinse il Mondiale 500 con Libero Liberati. La Gilera 500 GP in questione, realizzata nel 2004, ha un cambio a 5 marce e una componentistica originale. Inoltre è stata anche firmata sul serbatoio da Geoff Duke, campione del mondo con Gilera nel 1953, ’54 e ’55. Si parte da 58mila euro come base d’asta.

7) Honda Monkey, 1990 (lotto 567)
L’esemplare che va all’asta è del 1990 ed è un affare da non perdere (a un prezzo ridicolo: 1.700 euro) per i collezionisti amanti del modern classic. La Monkey, nata in casa Honda nel 1960, è l’archetipo della monkey bike, della motoretta di taglia mini (motosa da 50cc e ruote da 8 pollici), un tuttofare da strada, da traffico e da tiro che va bene per ogni occasione. Un’occasione da non perdere sia per la rarità della moto, sia perché l’esemplare, di importazione giapponese, ha appena 49 chilometri all’attivo. E poi perché a breve le moto di fine ’80-inizio ’90 a breve vedranno le loro quotazioni impennarsi.

8) Indian Type 440 Four, 1940 (lotto 600)
Questo esemplare del 1940 in ottime condizioni (restaurata anni fa e con solo 118 chilometri all’attivo) è da tenere d’occhio perché è stata la prima quadricilindica prodotta dalla Indian. Che nella fattispecie montava un motore da 48 pollici cubici (l’equivalente di 786,5 cmc) con valvole di aspirazione laterali. E, soprattutto, è l’erede delle prime Indian-Ace prodotte a partire dal 1928. Sarà battuta all’asta a partire da 29-35mila euro.

9) Benelli 250 Quattro, 1980 (lotto 580)
L’azienda pesarese sta attraversando una gravissima crisi, culminata con la recente richiesta di fallimento. Questo esemplare di 250 Quattro del 1980 è uno dei frutti più curiosi della gestione di Alejandro De Tomaso, che pensò di lanciare una piccola con motore ultrafrazionato condividendo piattaforme e motorizzazioni con la Moto Guzzi, altra azienda da lui controllata all’epoca. Una moto ben riuscita che, per difficoltà realizzative e specifiche tecniche all’avanguardia (ruote in alluminio, freni disco Brembo, accensione elettronica) fu un flop clamoroso perché commercializzata con un prezzo esagerato rispetto alle rivali. A settembre sarà possibile prenderne un esemplare praticamente nuovo (74 chilometri percorsi) a partire da 2.100 euro.

10) Parilla 125, 1956
Tra i 17 e i 23 mila euro saranno invece necessari per aggiudicarsi l’esemplare all’asta di questa rarissima Parilla 125 tenuta in condizioni eccellenti ed entrata a far parte della collezione di Robert White nel 2001. Perché una Parilla? Innanzitutto perché questa 125 da corsa prodotta nel 1956 nella fabbrica milanese di Giovanni Parrilla è un esempio ancora funzionante dei motori mono a camma rialzata con albero guidato da catena che in quegli anni facevano furore e rappresentavano il non plus ultra per chi volesse affrontare una gara di gran fondo con prestazioni all’altezza e un’affidabilità davvero unica.

Marco Gentili

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