Ci siamo lasciati quasi un anno fa, poi il Covid ha messo tutto in discussione scombussolando ogni programma. Ora vogliamo voltare pagina, concentrandoci su quanto ci appassiona di più, le due ruote.
Il 2020 è un anno particolare, ricco (anche) di ricorrenze a partire dai 40 anni della maxi enduro per eccellenza: la BMW R80 G/S. C’è poi il settantesimo delle Moto Guzzi Galletto e Falcone, due icone del dopoguerra. Ma cosa troveremo su questo numero di Motoclassiche? Ripercorreremo l’impresa di Giacomo Agostini alla 200 Miglia di Daytona del 1974: una vittoria sudata (letteralmente) che andò contro ogni pronostico. Ma è questa la meraviglia di quando si hanno dei campioni in scuderia, una storia pazzesca da leggere tutta d’un fiato. E che di dire poi della “volpe del deserto”, Edi Orioli, un altro mito delle due ruote capace di conquistare ben 4 Paris-Dakar. Si, a ‘sto giro ci andiamo giù pesante.
Una nuova stagione. Si parte con un vespino, anzi due: 125 Primavera e 125 ET3. Correva l’anno 1967, la Vespa Primavera riprendeva la scocca agile e compatta della Vespa 50, ma che grinta con il nuovo motore! Nasceva una delle edizioni più apprezzate della Vespa, elegante nella linea e dal temperamento vivace. Marmitta più grande, motore potenziato fregi e adesivi dedicati: la versione ET3 metteva subito in chiaro la sua indole più sportiva.
Forza sei. Sei cilindri di puro piacere per fare il paio con una bella linea. Era il 1976 e i tecnici giapponesi della Honda ingranarono la marcia giusta presentando questo capolavoro noto col nome di CBX1000. Un modello che fece scuola e che è tutt’oggi amatissimo. Con lei, altre due vecchie glorie: la Benelli 750 SEI, pioniera del motore sei cilindri e la Kawasaki Z1300, prima tra le sei cilindri giapponesi.
Classico italiano. La V7 750 è una delle figlie più celebri della gloriosa Moto Guzzi. I modelli “S” erano l’anello di congiunzione tra la V7 Sport e la 850 Le Mans. Slanciata, precisa, veloce. La V7 è una delle moto italiane più famose ed apprezzate, in questo numero vi raccontiamo l’evoluzione dei modelli S e S3,
piuttosto rari da reperire: chi ce l’ha, se la tiene ben strette!
Esagerata. La Yamaha RD350 LC Arrivò nel 1980 rimettendo in gioco il concetto di prestazioni mai viste e una ciclistica di derivazione sportiva. La sigla RD (Racing Developed, sviluppata per le corse) non era lì per caso… Tutto qui? No, ne abbiamo ancora! Concludiamo la presentazione con la Triumph Bonneville Bud Ekins Edition. Una special dedicata al fedelissimo pilota Triumph Bud Ekins, stuntman amico di un altro mito del motorismo: Steve Mc Queen. La Bud Ekins evoca suggestioni anni 60 ed è disponibile nelle varianti T100 e T120. Ci vediamo in edicola, buona lettura!