Provate a chiudere gli occhi e a pensare a una cabriolet: 99 volte su 100 comparirà l’inconfondibile silhouette della Saab 900, una delle auto il cui impatto commerciale è stato inferiore solamente a quello come fenomeno di costume. Presentata in anteprima nel 1983 al Salone di Francoforte, su insistenze del presidente della Saab-Scania of America, convinto che una versione a cielo aperto della 900 avrebbe avuto successo sul mercato statunitense, la scoperta svedese riscosse subito molti consensi. Si dovranno attendere circa tre anni, però, per arrivare al lancio commerciale, dopo innumerevoli test per garantire gli stessi livelli di sicurezza della versione chiusa.
Anni positivi. Mentre alla radio impazzano Spandau Ballet e Duran Duran, gli anni 80 imboccano senza esitazioni la strada dell’edonismo e dell’ostentazione della ricchezza, diventando il palcoscenico naturale di quella che, invece, si rivela come il vero status symbol di chi non si ferma solo all’aspetto, ma desidera anche tanta sostanza. Un mix che la 900 Cabriolet è pronta a elargire a piene mani. A partire dall’essere tra le poche decapottabili dotate di aria condizionata, di capote elettrica a triplo strato e, soprattutto, di motori turbo, tutti elementi fondamentali del successo della quattro posti svedese, vettura molto raffinata. In Italia arriva nel 1987 con il 4 cilindri 2.0 16 valvole da 175 CV: un motore che offre un’ottima ripresa (la vettura è pesante), ma pure uno 0-100 in 8,7 secondi: numeri più che adeguati per consentire alla grande convertibile di effettuare eleganti sorpassi in scioltezza e per trarsi d’impaccio con buon margine.
Tecnica solida. La meccanica collaudata della 900 è la base sulla quale gli svedesi realizzano un piccolo capolavoro, senza forse nemmeno rendersi conto di quanto la 900 Turbo Cabriolet risulti affascinante da ogni angolo la si guardi: anche a capote chiusa, in genere il tallone d’Achille di gran parte delle convertibili. In questo caso, anche grazie al caratteristico spoiler di plastica rigida che prende vita all’altezza dei sedili posteriori, per correre tutt’intorno all’alloggiamento della capote, l’armonia e l’eleganza del design raggiungono vertici assoluti. La produzione invece non riesce a stare al passo con le richieste, nonostante il prezzo salato del modello rispetto a quello della berlina.
Rosa ampliata. Poi, con l’arrivo dei primi anni 90 e una concorrenza più agguerrita, la Saab sceglie intelligentemente di ampliare l’offerta dei propulsori, anticipata dalla 900i aspirata del 1989 da 133 cavalli. Con la Eco Power, riconoscibile per la sigla “ep” sul lato destro del baule, la Casa scandinava introduce un turbo a bassa pressione (0,35 bar contro 0,7) in grado di erogare 141 cavalli, e soprattutto una buona coppia motrice, pur in presenza del catalizzatore, che nel frattempo ha tarpato le ali alle Turbo 16, calate a 160 CV. La “ep” riscuote un grande successo in Italia, ma per accontentare chi da una 900 Turbo Cabriolet pretende prestazioni – e magari anche un look – esuberanti, arriva la Aero, con kit aerodinamico specifico, dove spiccano i cerchi a tre razze e il 2.0 16V portato a 185 cavalli.
Gialla per pochi. Proprio quando la carriera della 900 Turbo Cabriolet è avanti con gli anni, arriva il colpo di coda che non ti aspetti, sotto forma della versione speciale Anniversary edition, in sole 300 unità, verniciata in giallo Montecarlo. Inutile dire che è la più desiderata e ricercata, ma qui, probabilmente, si sfiora la perfezione.