In produzione per quasi 20 anni, circa 2,8 milioni di esemplari venduti, la fama di auto indistruttibili, spaziose, robuste, affidabili e, soprattutto, sicure. Gran parte della propria reputazione la Volvo se l’è guadagnata grazie alla serie 200, presentata nell’autunno del 1974 e che, quindi, festeggia mezzo secolo di inarrestabile attività sulle strade di tutto il mondo. Con record di percorrenza per molti esemplari. Declinata in numerose varianti di motore, allestimento e carrozzeria, con quello stile squadrato e rigoroso che ha identificato per anni il Costruttore svedese, la 240 è stata la scelta “razionale”, e d’immagine crescente, di quegli automobilisti più interessati alla sostanza vera che non all’apparenza e alle prestazioni.
Evoluzione importante. Il grande successo e la longevità delle vetture della serie 200 nasce infatti dalla capacità della Volvo di migliorare, con nuovi motori e interventi orientati ad aumentare la sicurezza, quella che era stata la sua prima vera bestseller, ovvero la 140. La 240, infatti, ne mantiene l’impostazione generale, adottando però gran parte delle conoscenze sperimentate sul prototipo VESC (Volvo Experimental Safety Car) del 1972, come le zone a deformazione programmata, i paraurti molto sporgenti, il sistema di scivolamento del motore sotto al pianale in caso di incidente, il piantone dello sterzo collassabile e le barre antintrusione alle portiere. Caratteristiche che rendono la 240 un riferimento, tanto da essere scelta come standard da parte delle autorità degli Stati Uniti nello sviluppo delle normative di sicurezza.
Tutto in tre numeri. Al momento del lancio la 240 viene declinata in versioni a due e quattro porte, oltre alla station wagon (che merita un capitolo a parte): la prima cifra della sigla indica la serie, la seconda, con il 4 le versioni base e con il 6 quelle di lusso a sei cilindri, mentre la terza la variante di carrozzeria. Ecco, quindi, che la berlina a quattro porte – quella prodotta nel maggior numero di esemplari – viene identificata con la sigla 244 e si presenta con nuove sospensioni anteriori di tipo MacPherson e un nuovo motore, il B21 benzina a 4 cilindri da 2.127 cm³. Blocco di ghisa e asse a camme in testa azionato da una cinghia per una potenza di 97 CV per la versione a carburatore e di 123 per quella a iniezione. In Italia, per aggirare la tassazione che colpisce le cilindrate oltre 2.0, la 244 viene offerta con il vecchio B20 (comunque disponibile a listino anche in altri mercati) con le medesime potenze. Per il diesel, di provenienza Volkswagen, bisognerà aspettare il 1979, quando, in Italia, verrà commercializzato il cinque cilindri in linea da 1.986 cm³ da 69 CV, la motorizzazione meno potente rispetto al 2.4 da 82 CV.
Al top c’è lusso. Per quanto riguarda gli allestimenti, la 244 GL era il modello di punta, con servosterzo e rivestimenti di pelle di serie, mentre il cambio, manuale a quattro rapporti, o automatico a tre, era il medesimo su tutte le versioni, così come i quattro freni a disco. Lo stesso rigore del design esterno lo si ritrova all’interno, dove dominano incontrastate le linee rette e anche il semplice cassettino del portacenere sembra poter resistere alle martellate. Non è un caso se ancora oggi circolano numerosi esemplari delle Volvo serie 200, orgogliosamente massicce, “lente”, ma capaci di far sentire al sicuro tante famiglie nel mondo.