Prendi la meccanica della Volvo 850, prendi anche il 5 cilindri in linea turbo della R e ricopri il tutto con una carrozzeria morbida, arrotondata e sinuosa, che maschera bene le dimensioni (4,72 metri) ed ecco che il ricordo delle 262 coupé, disegnate usando solo linee rette, svanisce magicamente. Non svanisce però l’idea che una Volvo possa essere oltre che sicura, molto elegante, addirittura lussuosa e, grazie ai motori sovralimentati, anche veloce. Prende così vita, nel 1996, la C70 coupé, declinata in varie versioni, delle quali le più potenti sono le T5, che in Italia, per i noti problemi con il fisco, hanno una cilindrata ridotta a 1.984 cc con 225 CV, mentre negli altri mercati è presente la versione da 2,3 litri e 240 CV capace di spingere la quattro posti svedese fino a 240 km/h e sbrigare la “pratica” 0-100 in 7,2 secondi. Non mancano varianti relativamente più tranquille con il 2 litri turbo da 163 Cv oppure il 2.435 cc aspirato da 170 CV e lo stesso motore – B5244 T – viene anche reso disponibile con un turbo a bassa pressione per una potenza di 193 CV, sostituito a partire dal 2002 dal B5244 T7 da 200 CV.
Dotazioni di alto livello. La Volvo non nasconde di puntare molto su questa vettura per andare a insidiare non solo i compatrioti di Saab – al momento del lancio, viene annunciata la realizzazione anche della versione cabriolet – ma per rubare clienti ai marchi tedeschi, puntando su dotazioni di alto livello e su una costruzione praticamente artigianale, dovuta alla partnership con la TWR. La C70, per esempio, disponeva all’epoca di uno dei migliori sistemi audio al mondo con Dolby Surround e amplificatore da 400 watt, realizzato dal prestigioso marchio danese Dynaudio.
L’arrivo della scoperta. Veniva offerta con 17 opzioni di colore per la carrozzeria e quattro comodi posti dell’abitacolo, che poteva essere arricchito con inserti di legno, erano rivestiti di pelle. Sebbene la cabriolet entri in scena un anno dopo, sarà la vera bestseller, con oltre il doppio degli esemplari venduti rispetto alla versione chiusa: apprezzata per l’equilibrio delle forme anche a capotte sollevata (disponibile in quattro colori e totalmente elettrificata) è anche l’ultima scoperta Volvo a utilizzare un tetto in tela. La seconda generazione, lanciata nel 2006 e realizzata in joint-venture con Pininfarina, avrà infatti un hard-top retrattile.
Piattaforma condivisa. Un’altra differenza sostanziale è la piattaforma sulla quale è basata, sviluppata insieme a Ford e Mazda e che, tra il 2004 e il 2013 sarà utilizzata su vari modelli Volvo: se la linea della C70 diventa leggermente più spigolosa e la lunghezza diminuisce di una decina di centimetri grazie a sbalzi ridotti, non cambia la ricetta meccanica con i 5 cilindri sempre protagonisti.
Cresce la potenza. La cilindrata diventa 2.521 cc e, grazie a un kit speciale Polestar (che debutta come “nome” sportivo per le Volvo) la potenza ora arriva fino a 255 CV. Chiude la carriera nel 2013, senza un’erede e con la concreta possibilità che rimanga l’ultima scoperta Volvo: un motivo in più per comprarne una, meglio se della prima generazione, che si può trovare ancora sotto i 10.000 euro.