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Opel Astra: vent’anni fa debuttava una versatile cabriolet

Il racconto odierno ci porta nel 2001, anno in cui la seconda generazione dell’Astra viene proposta anche nella declinazione a cielo aperto. Una vettura pensata per risultare adatta alle più disparate circostanze, ideata grazie alla collaborazione di Bertone e prodotta presso lo stabilimento torinese di Grugliasco.

La storia di questo modello è legato, in maniera indissolubile, al rapporto di collaborazione messo in atto dal marchio tedesco con lo storico carrozziere italiano. Un binomio già visto in precedenza. Tale liaison affonda infatti le sue radici nel passato, visto che dalla fabbrica di Grugliasco uscirono a suo tempo le versioni scoperte della Kadett (1987), e della prima versione di Astra (1993). Senza addentrarsi oltre nella descrizione dei vari legami di parentela, va sottolinea come la vettura riesca a coniugare in maniera ottimale le varie componenti della carrozzeria. Nel complesso il look appare gradevole, sia col tetto chiuso che col tetto aperto. Per passare da una posizione all’altra sono necessari una trentina di secondi, durante i quali è sufficiente tenere premuto un tasto sulla plancia. Oppure, in alternativa, l’apposito tastino presente sul telecomando per le porte.

Un’auto per tutte le stagioni. I tre strati della robusta capote rendono l’Astra utilizzabile (praticamente) in ogni stagione. Lo strato esterno è composto di cotone, poliacrilico e poliestere, resistente agli effetti del clima, mentre quello centrale (isolante in poliestere) risulta spesso 10 millimetri. Un valore sufficiente per trattenere efficacemente il calore all’interno dell’abitacolo e lasciare all’esterno i rumori provocati dall’aria. Dentro, il rivestimento del soffitto sfrutta un tessuto poliuretano ricoperto in poliestere. Una volta che la capote viene riposta sotto l’apposito scomparto, la linea di cintura si sollevava verso la coda della vettura, senza che parti di roll-bar e finestrini all’altezza del primo montante possano disturbare le linee della carrozzeria o la visuale.

Curata e (sufficientemente) spaziosa. Non solo le varie componenti del tetto sono state pensate con cura. Particolari estetici come le maniglie delle porte, le bandelle laterali sottoporta e gli involucri dei retrovisori esterni sono verniciati in tinta con la carrozzeria. A bordo lo spazio e il confort non mancano: il dna della berlina non è stato completamente oscurato, pertanto anche le (due) persone che siedono dietro stanno comode. La componentistica ricalca pressoché fedelmente quanto visto sulla sorella a tetto rigido. Il bagagliaio, considerando la tipologia d’auto, è ampio e sfruttabile.

Molteplici varianti. Complessivamente l’Astra cabrio dispone di quattro comodi posti, un abitacolo capiente, un bagagliaio ampio, sospensioni sportive a geometria DSA (Dynamic SAfety) e tre motori ECOTEC a 4 valvole per cilindro. Al vertice della gamma un 2.200 a 16 valvole interamente in alluminio, in grado di sviluppare una potenza di 147 cv.

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