Ottobre 1989, Salone di Francoforte: la Opel toglie i veli alla sua nuova coupé, chiamata a sostituire la gloriosa Manta, ormai incapace di reggere il confronto con la concorrenza. Il rinnovamento non poteva essere più totale, con la Calibra che improvvisamente proietta il marchio tedesco in una nuova era, esattamente come succederà pochi giorni dopo alla Germania intera, con la caduta del Muro di Berlino.
Cx e vendite da record. Moderna la Calibra lo era di sicuro: a partire dal frontale, con i gruppi ottici rettangolari molto sottili, la linea di cintura alta, sormontata da un arco formato da montanti e tetto, che dava la sensazione di un’auto acquattata a terra, pronta a scattare come un felino. Impressioni confermate da un Cx da record (0,26) specchio di una personalità spiccata per la coupé tedesca, catapultata avanti di anni rispetto alle rivali e baciata da un successo immediato, con le previsioni di vendite ampiamente superate, cosa che costrinse la Opel ad allestire una seconda linea di produzione in Finlandia.
Tocca i 245 km/h. La Calibra 2.0 16V Turbo 4×4 venne introdotta sul mercato a fine 1991: al lancio erano disponibili solo i 2.0 aspirati da 115 e 150 CV e proprio quest’ultimo, un 4 cilindri twin cam da 1.998 cm³, con l’aggiunta del turbocompressore, arrivò a sviluppare 204 CV. Abbinato a un cambio Getrag F28 a 6 marce e alla trazione integrale permanente, questa versione della Calibra divenne l’Opel più veloce della gamma (escludendo la Omega Lotus) con 245 km/h e uno 0-100 in 6,8 secondi. A supportare tanta esuberanza, un avantreno di tipo MacPherson, mentre il retrotreno era a ruote indipendenti con bracci obliqui e l’impianto frenante prevedeva l’Abs di serie su tutte le versioni.
Dotazione molto ricca. L’abitacolo offriva decisamente meno emozioni rispetto all’accoppiata design-prestazioni, in quanto riprendeva la plancia della Vectra, squadrata e anonima, con volante, pomello e cuffia cambio rivestiti di pelle, strumentazione con fondoscala a 280 km/h a caratterizzare sportivamente l’ambiente. Erano presenti alzacristalli elettrici, chiusura centralizzata, specchietti elettrici con sbrinatore, sedile guida regolabile in altezza e impianto stereo a sei altoparlanti con antenna, mentre il climatizzatore era solo aftermarket. Di serie sulla Turbo 4×4 c’erano fendinebbia e cerchi di lega da 16”, con pneumatici di misura 205/50.
Un successo in Italia. Veloce, con un’ottima tenuta di strada, una linea accattivante, comoda per viaggiare, con la possibilità, sul divanetto, di ospitare due adulti in relativo confort anche per tragitti non brevi. E un pratico portellone per accedere ai 300 litri del bagagliaio, ampliabili fino a 980 abbattendo i sedili posteriori sdoppiabili asimmetricamente. Non c’è da stupirsi se in Italia fu vera e propria “Calibra-mania”, visto che arrivò a rappresentare un terzo di tutte le sportive vendute sul mercato: è vero che gran parte erano le 2.0 aspirate, più rare invece le Turbo 4×4 che oggi si trovano a quotazioni che oscillano tra i 10 e i 15.000 euro, a seconda delle condizioni. Un consiglio: cercatene una con i sedili di pelle.