Una Lamborghini Miura P400 SV Speciale del 1971, tre Aston Martin e tre Bugatti storiche da urlo, una splendida Bentley R-Type Continental Fastback, una Lancia Aurelia B24S Spyder America rossa del 1955: sono solo alcune delle meraviglie dell’asta “Passion of a Lifetime”.
Non hanno neanche fatto in tempo a pubblicizzarla più di tanto. Il blocco dovuto alla pandemia del coronavirus che sta interessando ormai tutto il mondo ha fatto rinviare a data da destinarsi anche l’asta che si sarebbe dovuta tenere da Gooding & Company a Londra il 1 aprile con 16 auto da sogno di una collezione svizzera. Una vendita dedicata in esclusiva alle vetture di grande rilevanza storica di signore che è appassionato di motori da sempre e che, dalla sua prima auto in assoluto quando era ragazzo – l’Alfa Romeo Giulia Super della mamma –, ha sempre guidato regolarmente con passione e divertimento tutti i sui gioielli storici a quattro ruote. Vale la pena citare almeno gli esemplari più importanti, che andranno all’incanto insieme alla Bugatti Type 59 appartenuta al re del Belgio di cui abbiamo già scritto. Ecco altre cinque rarità in vendita, con i dettagli forniti dalla casa d’aste.
Aston Martin DB4 GT Zagato del 1961. È l’unico esemplare in colore rosso Peony dei 19 costruiti (telaio numero 0176/R). La vettura appare in diverse pubblicazioni della marca, è stata premiata in prestigiosi concorsi d’eleganza ed è considerata una delle DB4 Zagato più originali in circolazione. Per due decenni è vissuta nel Regno Unito accumulando solo 15mila miglia con il primo proprietario. Tra i suoi successivi custodi, in totale quattro fino al 1979, c’è anche il direttore di Aston Martin Victor Gauntlett. Poi, dal 1985, è stato il collezionista che la possiede ora a godersela sia su strada che in pista. Stima: tra 7 e 9 milioni di sterline.
Bugatti Type 57S Atalante del 1937. Il modello ha debuttato nel 1936 con caratteristiche basate su quelle della Type 59 Grand Prix ma con un assetto abbassato, da cui la “S” del nome, che sta per “Surbaissé” (“basso”). L’esemplare, telaio numero 57502, è uno dei 17 realizzati con la carrozzeria Atalante disegnata da Jean Bugatti ed è appartenuto nuovo al conte Howe, pilota e presidente del Bugatti Owners’ Club, che per diversi anni l’ha guidata in gare e raduni dedicati in Gran Bretagna. Dopo vari passaggi di mano, sempre fra i sudditi di Sua Maestà, questa icona delle corse degli anni Trenta era caduta nell’oblio, finché il proprietario attuale l’ha fatta restaurare dallo specialista Bugatti Ivan Dutton. Stima: a partire da 7 milioni di sterline.
Aston Martin DB3S del 1955. È stata a lungo l’auto principale della squadra corse australiana Kangaroo Stable (chassis numero DB3S/102), che nel 1955-56 l’ha portata in gara tra l’Europa e la Nuova Zelanda. Tra i suoi più importanti risultati, il secondo posto assoluto alla 12 Ore di Hyères, mentre ha corso fino al 1960 fissando il record australiano di velocità terrestre. Dieci anni dopo l’ultima corsa, la racer ha subito un restauro ed è passata da allora di man in mano, sempre con lo stesso motore. Stima: fra 3 e 4 milioni di sterline.
Bugatti Type 35C Grand Prix del 1928. Risulta iscritta alla Targa Florio del 1928 come auto ufficiale Bugatti – telaio numero 4871. Nelle mani del suo primo proprietario privato, l’esemplare – motore da 2 litri a 8 cilindri con compressore – ha ottenuto una vittoria assoluta alla prima Coupe de Bourgogne e ha continuato con il secondo titolare a gareggiare nei Gran Premi d’Europa. Finché, nel 1932, un italiano che viveva in Francia, ha acquistato questa Type 35C e l’ha fatta correre, vestita di rosso, al Gran Premio di Monza e in parecchi altri eventi motoristici dell’epoca. La vettura ha tuttora la carrozzeria originale ed è stata restaurata nella meccanica dallo specialista della marca Ivan Dutton. Stima: oltre 3 milioni di sterline.
Aston Martin Ulster del 1935. Lanciata all’Olimpia Motor Show di Londra nel 1934, la Ulster è stata concepita come replica della serie di Le Mans che ha vinto il Team Prize al Tourist Trophy del Royal Automobile Club nell’Ulster. L’esemplare, uno dei 31 costruiti, è entrato nuovo a far parte della famosa scuderia White Mouse Stable del principe tailandese Birabongse Bhanudej Bhanubandh di Siam, meglio noto come Bira, che l’ha guidato in gara solo una volta, al Tourist Trophy del 1935, dove un guasto l’ha costretto al ritiro. È andata meglio con il secondo titolare, con il quale la racer si è guadagnata una vittoria di classe alla 24 Ore di Spa nell’anno seguente. Dopodiché, altro passaggio di mano e altro scenario: quello di un restauro prospettato dal 1949 al 1955 ma mai realizzato. Ci ha pensato poi il proprietario attuale, che ha mantenuto i componenti originali inserendo un altro motore e ha fatto rifare la carrozzeria. Da lì in poi la Aston Martin è ripartita per nuove battaglie in pista nei circuiti europei e ha partecipato alle prime tre edizioni del Le Mans Classic. Stima: tra 1,6 e 2,2 milioni di sterline.
Foto: Mathieu Heurtault – Copyright and courtesy of Gooding&Company