Succede spesso. E non solo ai raduni di auto d’epoca. Il fatto è che di fronte a un’auto storica, magari fresca di restauro o con una patina da autentico barn find, l’occhio, che ha cominciato a ispezionare carrozzerie e calandre, sedili e cruscotti, poi arriva anche alla targa. E qualche volta, di fronte a una di quelle raggianti da SUV della porta accanto, un #peccatoperlatarga scappa per forza.
Ma per fortuna che ci sono quelli del Gruppo del Garage di Crema che si sono inventati questo hashtag, ma soprattutto questo movimento cultural-ironico. Per far presente che sì certo, #peccatoperlatarga, ma comunque meglio una targa brutta sul paraurti di un capolavoro che quattro ruote classiche in meno sulle strade.
E così, orgogliosi di questa campagna di liberazione dal complesso di inferiorità della targa nuova, il 25 marzo hanno organizzato un raduno alle porte di Milano. Il giro, partito dai magazzini Afra di Settimo Milanese, è proseguito con la visita del museo di Arese dell’Alfa Romeo con tanto di flash mob nel pistino di prova…
Tutto questo succedeva 20 giorni fa, vero. E qui non se ne vuole dar conto solo per indicizzare un raduno passato. Ma per rilanciare, a squarciagola, un hashtag che grida vendetta. Perché una targa nuova su una classica è peggio del cinturino sbagliato sull’orologio giusto. È qualcosa da Beni Culturali e Fai più che da Aci e Asi. Perché ci sono di mezzo storia, estetica, cultura.
La verità è che se in Italia gli sport nazionali non fossero la burocrazia carpiata e la richiesta in triplice bollata, sarebbe già stato risolto tutto per direttissima (con qualche ritorno economico anche per lo Stato, tra l’altro). All’americana (e ogni riferimento non è puramente casuale visto che negli Usa c’è la targa “storica” già per le 25enni).
Adesso la domanda è: riusciranno i nostri eroi (e parlo di quelli del Gruppo del Garage di Crema) ad attirare l’attenzione su questo problema con lo stratagemma del sorriso strappato da un hashtag?