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Piccole bombe francesi, Renault 5 Alpine

Presentata nel marzo 1976, la Renault 5 Alpine è praticamente coetanea di una leggenda, la Volkswagen Golf GTI, e si può a ben diritto catalogare tra le capostipiti della generazione di auto piccole, veloci e -relativamente – economiche destinate a una clientela che trovava esaltante guidare una semplice utilitaria pepata in grado di mettere in imbarazzo vetture più grosse e potenti.

Fa battere forte il cuore. La ricetta è semplice: un motore più spinto, telaio irrigidito (per quanto possibile), una caratterizzazione estetica che non lascia dubbi sulle intenzioni “bellicose” della tre porte transalpina, e interni vistosi, che sembrano ripresi dall’ambiente di un night club dell’epoca. La R5 Alpine è tutto questo e anche di più, prima delle tante piccole Renault capaci di far battere davvero forte il cuore degli appassionati, ma anche di metterli alle corde, per via di un comportamento stradale che non assecondava fino in fondo l’esuberanza del propulsore.

Assetto ribassato. Alzando il cofano della R5 Alpine, si trova infatti il 4 cilindri da 1.289 cm³ della R5 TS portato a 1.397, con una testata di lega di alluminio – realizzata specificatamente negli stabilimenti Alpine di Dieppe – e un carburatore doppio corpo Weber, il tutto sufficiente per raggiungere i 94 CV a 6.400 giri, quasi 30 in più rispetto alla versione originaria. Lunga 3,55 metri e con un peso di soli 875 kg, la R5 Alpine mette subito le cose in chiaro, con circa 17 secondi per arrivare ai 400 metri da fermo e una velocità massima di 175 km/h, che solo i più temerari potevano sperare di raggiungere, nonostante ammortizzatori più rigidi e un assetto ribassato di quattro centimetri, barre di torsione più dure e freni a disco anteriori (mentre quelli posteriori sono a tamburo).

Cerchi particolari. La prima R5 Alpine sfoggia anche un cambio a 5 marce derivato dalla 16 TX, non il massimo quanto a precisione negli innesti, ma tutto sommato perdonabile di fronte alla facilità con la quale sale la lancetta del contagiri e, soprattutto, alla gratificazione che proviene dai dettagli sportivi di cui è ricca la vettura, fuori come all’interno. Dal paraurti anteriore avvolgente dotato di fendinebbia, agli specchietti retrovisori Vitaloni California, proseguendo con i cerchi di lega da 13” Fergat, che saranno poi sostituiti – dal 1977 – con quelli decisamente più iconici denominati “Bobine”.  Evocano un mangianastri e caratterizzano il look almeno quanto gli adesivi con le strisce rosse collegate al logo “A5” a freccia, splendidi soprattutto se abbinati alla carrozzeria verniciata di nero.

Abitacolo anni 70. All’interno, invece, i manometri per temperatura e pressione dell’olio arrivano nel 1977, accompagnati l’anno successivo da un volante sportivo Iso-Delta a tre razze. I veri protagonisti però sono i grandi sedili anteriori sagomati, con appoggiatesta integrato, rivestiti di un tessuto rosso-arancione, come tutta la tappezzeria. Gli ultimi aggiornamenti arrivano nel 1979: vengono montate le cinture di sicurezza posteriori e viene aggiunto un orologio digitale sul cielo. Cambia anche la pulsantiera degli indicatori di direzione, ma l’era degli aspirati sta per finire: è in arrivo la R5 Alpine Turbo.

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