“Mai giudicare un libro dalla copertina”, dice il saggio. E mai come in questo caso – quello della Mitsubishi Colt – il detto risulta poi vero: l’aspetto esteriore dell’utilitaria, infatti, abbastanza anonimo, nasconde contenuti che potrebbero addirittura ribaltare le prime impressioni.
CZT, lunga scia. Lontani i fasti degli anni ’90 e 2000, quando tra 3000GT, FTO e Lancer Evo, la voglia di andare forte traspariva dall’intera gamma “Mitsu”, la CZT, a ben vedere, è una delle ultime incarnazioni sportive del marchio nipponico. Il segreto è tutto nel motore, una ricetta classica, ma infallibile, soprattutto quando viene applicata a vetture di piccole dimensioni, come nel caso dei tre metri e 80 centimetri della Colt CZT. E qui, infatti, Mitsubishi non si è assolutamente risparmiata.
Turbospinta. Quello che caratterizza la CZT è infatti la presenza di un quattro cilindri 1.5 turbocompresso da 150 cavalli a 6.000 giri e 210 Nm di coppia massima a quota 3.500: un propulsore che adotta la tecnologia MIVEC, ovvero valvole a fasatura variabile, la stessa delle plurivittoriose e iconiche Evo. Insomma, la garanzia di prestazioni di altissimo livello è certificata, infatti la CZT non delude, con numeri che, nel 2004, anno di lancio della vettura, erano appannaggio di poche “pari classe”. Dallo 0-100 in meno di 8 secondi, alla velocità massima di 210 km/h, merito anche di una massa contenuta in appena 960 kg.
Modifiche importanti. Progettata e costruita su richiesta di Mitsubishi Motors Europe, la CZT è diversa dalla sorella a cinque porte: dal parabrezza più inclinato, allo sbalzo posteriore più corto, inoltre è anche più bassa, pur rimanendo, con 1,51 metri, visivamente più simile a una piccola crossover che non a una “hot hatch”. Passo e carreggiata, invece, sono invariati, così come lo schema delle sospensioni: anteriori a schema MacPherson e posteriori a ponte torcente, con molle, però, irrigidite, e pneumatici 205/45 su cerchi da 16 pollici; quattro i freni a disco. Questi dettagli esclusivi non bastano però, nonostante la presenza di minigonne laterali, un trio di prese d’aria e uno spoiler sul portellone, a far scattare la scintilla da parte degli appassionati. Anche all’interno, nonostante sedili sportivi, pelle a ricoprire il volante dal design specifico e la cuffia del cambio, dettagli di alluminio – tra cui la bella pedaliera -, non c’è nulla che faccia veramente battere il cuore.
Su strada però… Tutto cambia però quando si gira la chiave d’avviamento e la CZT si mette in moto, con il turbo che spinge in modo progressivo, senza mai dare la sensazione di essere “impiccato”. Del resto, è un motore che si presta senza problemi a essere elaborato, e che gratifica chi guida, grazie a un sibilo importante della turbina, che, unitamente allo scarico “chiacchierone”, conferisce alla giap un certo carattere rallystico, almeno dal punto di vista delle sensazioni acustiche. Non è stata una best seller, la CZT, per usare un eufemismo, almeno da noi, anche se costava 18.420 euro. Un prezzo che, se paragonato a quelli attuali delle poche, piccole sportive sopravvissute a listino, fa sorridere. Motivo per il quale forse ha senso affrettarsi a mettersene una in garage, approfittando del bollo agevolato per i primi esemplari, freschi ventennali.